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Guida di Roma

Roma Campidoglio

Campidoglio Roma

Campidoglio

Il Campidoglio è uno degli antichi Sette Colli su cui fu fondata Roma insieme a Quirinale, Viminale, Palatino, Aventino, Celio, Esquilino; pur essendo il più basso e meno esteso tra essi, il colle è ricchissimo di monumenti.
Il Campidoglio ha due cime (Capitolium o Mons Tarpeius, attuale Tempio di Giove ovvero palazzo Caffarelli e Arx o Arce, attuale basilica S. Maria in Aracoeli) separate da una depressione o sella (Asylum o inter duos lucos, attuale piazza del Campidoglio).

Monumenti sul Campidoglio
Monumenti sul Campidoglio

Età del Bronzo e del Ferro
Il Capitolium, differentemente dagli altri colli (primato già noto ai Romani che identificavano nella Città di Saturno il primitivo villaggio), fu abitato fin dall'età del Bronzo, come provano le ceramiche scoperte alle sue pendici, nell'area di Sant'Omobono (attuale incrocio tra via Luigi Petroselli e il vico Jugario), e quelle nelle terre di riporto per sopraelevare l'area sacra del Foro Boario (attuale via della Greca). La presenza di un villaggio è infatti confermato da scavi nel Giardino Romano (attuale Esedra di Marco Aurelio, all'interno del Palazzo dei Conservatori, ai Musei Capitolini in piazza del Campidoglio) che, in base ai frammenti di ceramica rinvenuti, a una struttura ellissoidale e ad altre due connesse con l'uso del fuoco, lo data tra il XVII e il XI secolo a.C. La vicinanza con un guado del Tevere fu importante nella scelta del luogo per edificare un abitato che non avrà interruzione nella successiva età del Ferro (X-VIII secolo a.C.) con strutture murarie e sepolture.

Capitolium: età del bronzo ed età del ferro
Capitolium: età del bronzo ed età del ferro

Successivamente il problema dell'approvigionamento idrico sul colle, ma anche in tutta Roma, fu risolto a partire dal VII-VI secolo a.C. tramite pozzi che captavano le acqua di falda finché non arrivò una diramazione dell'Acqua Marcia nel 144 a.C. I lavori per il grandioso Tempio di Giove Ottimo Massimo modificarono completamente l'area del Capitolium.

Il Capitolium ha una diramazione sul lato meridionale chiamata Rupe Tarpea (attuale Piazza della Consolazione), consistente in una parete di roccia dalla quale venivano precipitati i traditori condannati a morte (nel periodo a.C. si ricordano Spurio Cassio Vecellino 485, Marco Manlio Capitolino 384, ribelli di Tarentum 212, Lucio Cornelio Crisogono 80, mentre nel periodo d.C. Sesto Mario 33 e Simone bar Giora 70). È un colle di tufo che ospita diverse aree verdi come il Giardino Belvedere di Villa Tarpea. In base alla leggenda il nome deriverebbe dalla figura eponima di Tarpea (Tarpeia), una vergine vestale, figlia del comandante della cittadella romana, Spurio Tarpeio, che ai tempi di Romolo fu corrotta con dell'oro dal re sabino, Tito Tazio e permise che i soldati nemici entrassero nella cittadella fortificata con l'inganno. Secondo alcuni studiosi la rupe sarebbe in quella parte a sud del Capitolium crollata durante i secoli, secondo altri sarebbe invece nella parte nord-orientale al di sopra del Carcere mamertino.
Bisogna anche considerare che il colle nel corso dei secoli ha subito vari sgretolamenti e molti monumenti sono caduti più in basso.

Rupe Tarpea

L'accesso principale al Campidoglio avveniva attraverso il clivo capitolino che, transitando per l’Asylum, partiva dal Foro Romano e arrivava al Tempio di Giove Ottimo Massimo. Il clivo (strada in pendenza), lasciava il Foro come prosecuzione della via Sacra, subito dopo l'intersezione tra questa e il vicus Iugarius, sul quale insisteva lo scomparso arco di Tiberio. Passava di fronte al tempio di Saturno e svoltava fiancheggiando il portico degli Dei Consenti, il Tabularium e il tempio di Veiove, l’Asylum (dove si dipartiva una diramazione per l'Arx) e di qui svoltava a sinistra per raggiungere la sommità del Capitolium. Del tracciato superiore del clivo e della diramazione che conduceva all'arce non rimangono tracce. Inizialmente la strada era un semplice sentiero, che potrebbe aver fatto parte del percorso originario che portava all'insediamento sabino, percorso poi alterato dall'edificazione del tempio di Saturno nel V secolo a.C. Al termine dell'età regia il percorso fu ammodernato assumendo il nome di clivus capitolinus.

Clivus Capitolinus
Clivus Capitolinus
L'inizio del Clivus Capitolinus presso il tempio di Saturno
L'inizio del Clivus Capitolinus presso il tempio di Saturno

Gli altri accessi al Campidoglio erano due scalinate: le Scalae Gemoniae che salivano all'Arx (su piazza del Campidoglio all'incrocio con via di San Pietro in Carcere) e i Centum Gradus (cento gradini), che dal Teatro di Marcello conducevano al Capitolium. Le Scale Gemonie salivano dal Foro Romano, e la loro prosecuzione era forse coincidente con il gradus Monetae cioè la scalinata diretta al tempio di Giunone Moneta nel punto più alto della cittadella.


La zona tra Capitolium e Arx, chiamata Asylum (ovvero la depressione tra le due sommità del colle) venne sfruttata da Romolo per dare asilo a fuggiaschi, criminali e gente in cerca di fortuna e aumentare la popolazione. Le leggende raccontano di scontri tra sabini (ubicati sul Quirinale) e romani (ubicati sul Palatino) per assicurarsi il controllo del colle capitolino.

Sul Capitolium c'erano:

  • Tempio di Giove Ottimo Massimo (o Giove capitolino o Giove o Triade capitolina), dedicato alla triade capitolina (Giove, Giunone e Minerva) era il più grande monumento esistente sul Campidoglio. Fu il centro del culto di stato. Davanti al tempio terminavano le cerimonie trionfali e vi si svolgevano le assemblee solenni del Senato, oltre ai sacrifici augurali dei nuovi consoli. Vi erano depositati gli archivi riguardanti le relazioni estere e i Libri sibillini.
    La sua fondazione sembra risalire all'ultimo quarto del VI secolo a.C. per opera del re Tarquinio Prisco, grazie al bottino ricavato dalla conquista della città di Apiolae.

    I lavori per la costruzione del tempio furono continuati dal re Tarquinio il Superbo, ma il tempio fu inaugurato il 13 settembre del 509 a.C. da Marco Orazio Pulvillo, uno dei primi consoli repubblicani romani. Le grandi dimensioni testimoniano l'importanza di Roma all'epoca dei re etruschi e probabilmente erano state decise con la volontà di fare di Roma la sede della lega federale latina, al posto del tempio dedicato a Iuppiter Latiaris sul mons Albanus.
    Incluse la cappella del dio Termine al suo interno. Inglobò gli esistenti santuari di Terminus e Iuventas.
    All'inizio del III secolo a.C. il frontone venne abbellito con una quadriga bronzea, che sostituì la precedente fittile, mentre nel 192 a.C. vi vennero apposti degli scudi dorati dagli edili curuli Marco Emilio Lepido e Lucio Emilio Paolo.
    Il tempio fu quasi totalmente distrutto da un incendio nell'83 a.C. e con esso i Libri sibillini. La ricostruzione in pietra, voluta da Lucio Cornelio Silla, terminò nel 69 a.C.
    Nel 75, in seguito a un incendio scoppiato nel 69, fu riedificato da Vespasiano. Nuovamente distrutto da un incendio nell'80, fu ricostruito da Tito e Domiziano.
    Durante il sacco di Roma del 455 fu danneggiato e spogliato dai Vandali di re Genserico. Del tempio, di cui si hanno notizie ancora alla fine del IV secolo, non rimane quasi più nulla. Nell'area del palazzo Caffarelli furono rinvenuti parte della platea e del podio e frammenti della decorazione marmorea del rifacimento di età domizianea.
    Le proporzioni dell'antico santuario erano 53 metri per 62 metri circa e la superficie della platea era di circa 15.000 metri quadrati. Si trattava quindi del più grande tempio etrusco e italico finora conosciuto ed il suo effetto sulla città doveva essere simile a quello del Partenone su Atene.
    L'ambiente centrale era dedicato a Giove e quelli laterali, leggermente più piccoli, a Giunone e Minerva.
    Per la decorazione con statue e fregi di terracotta policroma furono coinvolti artisti veienti, tra cui lo scultore Vulca, che eseguì la statua di Giove e una quadriga in terracotta sul fastigio; quest'ultima era considerata uno dei sette Pignora imperii di Roma.
    La statua di culto principale, distrutta dall'incendio, fu sostituita nel 65 a.C. da una statua crisoelefantina, scolpita dall'artista ateniese Apollonio. È assai probabile che di questa statua vennero fatte numerose copie inviate ai municipi delle città italiche colonizzate da Roma: in questo caso la migliore delle copie sarebbe il Giove di Otricoli, oggi ai Musei Vaticani.
    La quadriga invece venne rifatta nel 296 a.C. a spese dei fratelli Ogulnii, che fecero anche rifare la lupa bronzea per il Lupercale.
    Dell'antico tempio oggi abbiamo resti molto scarsi. Ne rimangono tre angoli e ampie parti delle sostruzioni in blocchi di cappellaccio, alte fino a 19 filari.
    I resti delle fondazioni più estesi si vedono all'interno del Museo Nuovo Capitolino, mentre un lato della parte posteriore è di fronte al giardino di piazzale Caffarelli. L'angolo anteriore destro infine si trova sulla via del Tempio di Giove.
    Le lastre originarie furono sostituite parzialmente con nuove terrecotte agli inizi del IV secolo a.C. e di nuovo tra III e II secolo a.C. Questi materiali furono gettati negli strati utilizzati per costituire la piazza antistante il tempio, la cosiddetta Area Capitolina, nella prima metà del II secolo a.C. Della scalinata che portava al tempio resta una parte sul sito del giardino del tempio di Giove, ma la maggior parte è franata in varie epoche.
    Templi minori, sacelli, trofei e statue monumentali occupavano l'area. Tra i templi veri e propri c'era quello di Fides e il tempio di Ops. Molti materiali franati sono stati rintracciati nella sottostante area di Sant'Omobono.
    Ricostruzione del tempio di Giove Ottimo Massimo


    Basamento del Tempio di Giove Ottimo Massimo all'interno dei Musei capitolini

  • Tempio di Giove Feretrio Anche se sul colle il tempio più grande fu quello dedicato alla Triade capitolina, precedentemente vi furono costruiti diversi santuari e templi. Prima del tempio di Giove capitolino le cerimonie trionfali si concludevano al tempio di Giove Feretrio, il primo tempio costruito a Roma e risalente a Romolo che l'archeologo Andrea Carandini identifica con la Promoteca capitolina dove sono stati rinvenuti reperti votivi databili alla metà dell'VIII secolo a.C. Si trattava di un tempio che in origine doveva essere una capanna, con di fronte un'ara. Intorno al tempio un recinto, al cui interno vi era una quercia sacra. Per Dionigi di Alicarnasso, il tempietto non era più ampio, sul lato più lungo, di 15 piedi. Il signum di Giove Feretrio era una pietra dura custodita al suo interno, che Andrea Carandini identifica con il lapis silex, probabilmente un'ascia preistorica che rappresentava la materializzazione di un fulmine, e con la quale si effettuava il sacrificio di una scrofa al termine della ovatio (ovazione o piccolo trionfo).


    Il tempietto di Giove Feretrio in una moneta con l'effige di Lentulo Marcellino (sul recto), I sec. a.C. Sul verso c'è un personaggio in toga velato capite (Marco Claudio Marcello) che reca nel tempio gli spolia opima (ovvero armatura, armi e altri effetti che un generale romano aveva tratto come trofeo dal corpo del comandante nemico ucciso in singolar tenzone).

  • Tempio di Fides (il culto di Fides sul Campidoglio cominciò con Numa Pompilio con la costruzione di un sacello sacrarium, probabilmente sul luogo del tempio successivo che fu edificato attorno al 250 a.C. Fu usato per assemblee del Senato e sulle pareti erano esposte le tavole con i testi dei trattati internazionali ed esponeva anche i diplomi di congedo dei militari congedati con onore. Era ubicato vasto piazzale davanti al tempio di Giove Capitolino franato a più riprese, in prossimità della Porta Pandana)

  • Tempio di Venere Erycina (edificato nel 215 a.C., era uno dei due templi dedicato a Venere Ericina; quello sul Campidoglio era circolare e sorgeva accanto all al Tempio di Mens

  • Tempio di Mens (fu dedicato nel 215 a.C. alla dea Mens, invocata nei momenti di grave pericolo per lo Stato; era situato a fianco del tempio di Venere Erycina, dal quale era separato da un canale fognario

  • Tempio di Ops (situato nel vasto piazzale davanti al tempio di Giove Capitolino, franato a più riprese sulla sottostante area di Sant'Omobono)

  • Arco di Scipione l'Africano (era uno dei più antichi archi di trionfo di Roma, non più esistente, eretto nel 190 a.C. Il fornice era situato nei pressi del tempio di Giove Ottimo Massimo sulla via che saliva al Campidoglio non distante dalla casa di Publio Cornelio Scipione (sul sito dell'attuale Basilica Giulia) ed era decorato con sette statue dorate e due statue equestri, dove erano raffigurati i membri più importanti della famiglia degli Scipioni. Davanti si trovavano due fontane marmoree labra)


  • Aedes Tensarum (noto anche come Tensarium Vetus, era un piccolo tempio usato come magazzino dove venivano custoditi i carri che trasportavano le rappresentazioni sacre delle divinità esuvie)

Sull'Arx c'erano invece il

  • Tempio di Giunone Moneta: datato al 343 a.C., nei suoi pressi fu edificata la prima zecca di Roma antica. L'attribuzione a Giunone dell'epiclesi Moneta (ammonitrice) risale al 396 a.C., quando le oche sacre alla dea (oche del Campidoglio) col loro starnazzare svegliarono l'ex-console Marco Manlio che dette l'allarme dell'assalto dei Galli di Brenno. Secondo la tradizione, sul luogo della sua casa fu fatto costruire dal dittatore Lucio Furio Camillo, dopo la sua vittoria contro gli Aurunci nel 345 a.C., un tempio a Giunone. Attorno al 269 a.C., in prossimità di questo tempio venne edificata la zecca (vicino la Basilica di Santa Maria in Aracoeli) che venne messa sotto la protezione della Dea Moneta. Il tempio e la vicina zecca, furono distrutti durante il grande incendio di Roma di Nerone. Nel tempio era conservato l'autentico esemplare del Piede romano a cui si ricorreva per avere una misura autentica e autorizzata della principale unità di misura romana. Del tempio non restano tracce, anche se non sono noti scavi al di sotto della Basilica di Santa Maria in Aracoeli, tradizionalmente indicata come soprastante ai suoi resti. Nella stessa area tuttavia, di fronte all'ingresso laterale del Palazzo Senatorio (il cosiddetto "ingresso di Sisto IV") persistono muri in opus caementicium e filari di blocchi di tufo che sono stati ritenuti pertinenti al tempio o all'auguraculum capitolino


  • Auguraculum: o recinto augurale, era un tempio senza tetto orientato secondo i punti cardinali e consacrato, all'interno del quale i sacerdoti fornivano i pubblici àuguri praticando l'ornitomanzia, osservando cioè il volo degli uccelli. Il sacerdote osservatore si posizionava al centro del tempio, in una tenda o in una capanna, e osservava le porzioni di cielo da cui provenivano gli uccelli, demarcate dai cippi astronomici posizionati lungo il perimetro del tempio. Da questa osservazione il sacerdote poteva predire il futuro e sapere di quale dio fosse la volontà. Esistevano altri due auguracula permanenti, uno sul Palatino e l’altro sul Quirinale)


  • Tempio di Iside o IseumIseo, era posto sulla sommità più alta dell'Arx e fu costruito durante il periodo della tarda repubblica . Anno 58 a.C. il senato decise che tutti i templi consacrati alle divinità egizie in pomerania sarebbero stati distrutti. È probabile che il tempio sia stato ricostruito

  • Tempio di Giove Custode: edificato da Domiziano in ricordo del pericolo scampato durante l'assedio del Campidoglio da parte dei seguaci dell'VIII imperatore romano Vitellio, accanto al tempio di Giove Ottimo Massimo, come risulta dal rilievo aureliano conservato presso il Palazzo dei Conservatori, ma non c’è consenso unanime sulla sua collocazione


  • Tempio di Giove Conservatore

Davanti all'Asylum si avevano

  • Tabularium: con la sua caratteristica facciata ad archi domina il Foro Romano e sistemava definitivamente la zona dell'Asylum. Secondo l'opinione comune, l'edificio sarebbe stato destinato a ospitare gli archivi pubblici di Stato: gli atti pubblici più importanti dell'antica Roma, dai decreti del Senato ai trattati di pace. Questi documenti erano incisi su tabulae bronzee. Il nome dell'edificio, tuttavia, deriva da un'iscrizione menzionante un archivio: poteva trattarsi di uno o più ambienti, non necessariamente di un 'archivio di stato' che occupava l'intero complesso. Tra l'altro gli archivi dell'amministrazione statale erano sparsi in vari edifici della città. La costruzione attuale risale probabilmente al 78 a.C. È stato anche proposto che la sua sommità poteva ospitare uno o più templi. Il basamento lungo m 73,60, con mura di blocchi di tufo dell'Aniene e di peperino, sostiene l'odierno palazzo Senatorio, sede del comune di Roma. In un primo tempo si poteva accedere al Tabularium dal Foro attraverso una scala di 67 gradini, ancora ottimamente conservata, ma al tempo di Domiziano con la costruzione del Tempio di Vespasiano l'ingresso sul foro fu bloccato. Dalla porta si accedeva a una scalinata, ricavata nello stretto spazio tra il muro di facciata e il colle, che portava ad alcuni ambienti del primo piano, illuminate da strette finestre. Il primo piano corrispondeva sul retro alla parete rocciosa della collina e si è conservato. Nell'angolo sud-occidentale una rientranza era dovuta alla necessità di rispettare il piccolo più antico tempio di Veiove, divinità probabilmente di origine etrusca, secondo le credenze religiose romane improntate al più severo tradizionalismo. I resti dell'antico Tabularium furono riutilizzati come residenza fortificata dalla famiglia dei Corsi. Nel 1144 il palazzo divenne sede del Senato.




  • Tempio di Veiove (inaugurato nel 192 a.C. Veiove era un dio giovanile infernale italico, protettore della fecondità e del bosco sacro, forse di origine etrusca. La struttura più antica aveva un podio in tufo e struttura tipica dei templi italici coevi. Attorno al 150 a.C. venne modificato, creando una cella rettangolare preceduta da un piccolo portico con quattro colonne ioniche posto al centro del lato lungo. Successivamente coincidente con la sistemazione dell'Asylum e la creazione del Tabularium nel 78 a.C., il tempio venne ricostruito, ma la pianta venne sostanzialmente mantenuta uguale. Questa è la forma ora visibile nei sotterranei dei Musei Capitolini. Il Tabularium, per non sacrificare il tempio, presenta una rientranza nell'angolo di sud-ovest. La statua di culto all'interno della cella, risalente alla fine del I secolo e descritta dagli autori latini come quella di un uomo senza barba con in mano un fascio di frecce è conservata nella Galleria Lapidaria dei Musei Capitolini, ha una dimensione doppia rispetto a un essere umano ed è acefala)


  • Tempio di Giove Tonante (eretto durante il principato di Augusto. Non sono state trovate testimonianze archeologiche dell'edificio, probabilmente distrutto durante un incendio nel I secolo. La costruzione dovette iniziare dopo il ritorno di Ottaviano a Roma nel 24 a.C. e il nuovo edificio fu inaugurato il 1º settembre del 22 a.C. Plinio il Vecchio riferisce, nella sua Naturalis historia, che il tempio venne costruito interamente in marmo e che ospitava la statua del dio opera dello scultore Leocare. Una sua immagine si trova su una moneta di Augusto, che lo mostra con facciata esastila, ossia con sei colonne frontali, con una statua del dio intento a reggere uno scettro)
    Tempio di Giove Tonante


Età Repubblicana

Le porte presenti sul Campidoglio erano varie: una sul lato verso il Foro Romano detta Porta Pandana (o Porta Saturnia) che lungo il clivo capitolino assicurava l’accesso diretto al colle dall’area forense, derivava il suo nome dal fatto di restare sempre aperta.

La Porta Carmentalis, così chiamata dal vicino fanum Carmentae, situata all’uscita del vicus Iugarius era rivolta verso l’area sacra di S. Omobono, il portus Tiberinus e il Tevere.Originariamente era una porta sacra per l'accesso al Campidoglio, successivamente fu considerata di malaugurio dai romani, che la indicavano come la Porta Scellerata, perché vi passarono i Fabii prima di affrontare i Veienti in quella che sarebbe stata la battaglia del fiume Crèmera a nord di Roma. Per gli studiosi moderni è poco chiaro per quale motivo potessero convivere, a poca distanza tra loro, la Porta Carmentalis e la Porta Flumentana, che avevano la stessa funzione di accesso verso il Campidoglio, più o meno dalla zona dell'odierna chiesa di San Teodoro (via di S. Teodoro, 7), all'inizio di quello che ancora oggi si chiama Vico Giugario (dove però, come detto, sembra debba collocarsi anche la Porta Carmentalis), o poco distante, tra questa posizione e il Tevere. La Porta Flumentana si apriva sul Vicus Tuscus, lussuosa arteria commerciale, nonché centro economico della colonia di immigrati etruschi che si erano stanziati in quell'area, posta tra il Campidoglio e il Velabro, esposta ai frequenti disastri causati dagli straripamenti del Tevere.

La posizione della Porta Catularia sembra coincidere con la base della cordonata michelangiolesca che collega piazza del Campidoglio con la sottostante piazza d'Aracoeli. Non è compresa nella originale cinta delle mura serviane, ma appartiene alla seconda cinta costruita nell'87 a.C. Fu aperta verosimilmente per consentire un accesso più agevole al Campidoglio dalla parte del quartiere del Campo Marzio, che aveva assunto notevoli dimensioni oltre che importanza politica e militare.

La Porta Ratumena si apriva probabilmente sulla cinta muraria costruita intorno all'arx capitolina, l'ipotesi più accreditata la pone nei pressi della tomba di Gaio Publicio Bibulo, tuttora visibile vicino alla fontana sulla sinistra di chi guarda l'Altare della Patria, all'inizio di Via dei Fori Imperiali. Un grande studioso delle mura di Roma, G. Säflund, ipotizza che possa trattarsi della stessa porta successivamente chiamata Fontinalis. Si tratta comunque di un accesso preesistente alle mura serviane.

Nell'83 a.C. un incendio distrusse il Campidoglio, compreso il tempio di Giove.

Roma Campidoglio anno 350 circa
Roma Campidoglio anno 350 circa

Piazza del Campidoglio oggi

L'area del Tabularium, dopo gli splendori di Roma antica, fu abbandonata fino a ridursi nel Medioevo a pascolo di capre, da cui il nome di "Monte Caprino". Dal XII sec., quando il Tabularium divenne sede del Comune, vi fu una ripresa, grazie alla costruzione di vari palazzi civili e poi, nel XVI sec., quando papa Paolo III Farnese, per la visita a Roma di Carlo V, chiese a Michelangelo di sistemare la piazza: era il 1536.
Dato che il nucleo del Palazzo Senatorio, sorto sui ruderi del Tabularium, era stato trasformato in un fortilizio fiancheggiato da quattro torri merlate, preceduto da un porticato e da una scalinata, Michelangelo demolì torri, logge e finestre ineguali che erano state aggiunte agli edifici nel corso dei secoli e concepì la piazza progettando il restauro del Palazzo dei Conservatori (a destra) e la costruzione del Palazzo Nuovo (a sinistra, oggi sede dei Musei Capitolini), che introducono come ali al palazzo Senatorio, anch'esso poi ristrutturato da Giacomo della Porta e Girolamo Rainaldi tra il 1582 e il 1605 (a loro si deve il doppio scalone d’accesso e la fontana centrale, sormontata dalla dea Minerva e fiancheggiata dalle due statue del Tevere e del Nilo - I secolo). Nel 1538 fu posta al centro della piazza la statua equestre bronzea di Marco Aurelio (attualmente ai Musei Capitolini e sostituita da una copia) che Paolo III fece portare dal Laterano. Sul quarto lato, alla sommità della rampa d'accesso (cordonata), furono collocate le statue dei Dioscuri, di età imperiale.

Roma Campidoglio 1760 circa
Roma Campidoglio 1760 circa

La grande scalinata, detta "La Cordonata" fu realizzata da Giacomo Della Porta, con alla base una coppia di leoni egizi di granito nero con venature rosse rinvenute nell'Iseo Campense.
Salendo la scalinata troviamo la bella statua bronzea di Cola di Rienzo, di Gaetano Masini, su una base composta da frammenti scultorei ed epigrafici realizzata dall'architetto Francesco Azzurri.
Al termine della Cordonata le colossali statue dei Dioscuri, Castore e Polluce, rinvenute intorno nel Cinquecento nella zona del Circo Flaminio, probabilmente del Tempio dei Castori.
Sulla balaustra fanno mostra di sè i "Trofei di Mario", due rilievi marmorei di età domiziana, rappresentanti i trofei del repubblicano Gaio Mario, lo zio di Giulio Cesare.
Accanto ai Trofei la statua di Costantino sulla destra e di suo figlio Costantino II sulla sinistra, provenienti dalle Terme di Costantino, e ai alti due colonne miliari della via Appia, quella del I miglio e del VII miglio.
Sulla piazza in fondo c'è il Palazzo Senatorio, alla sinistra il Palazzo Nuovo e alla destra il Palazzo dei  Conservatori, e al centro della piazza la superba statua bronzea di Marco Aurelio a cavallo, eseguita durante il suo imperio.
Il portale centrale del Palazzo Senatorio ha una scala esterna a doppia rampa in travertino, con nicchia centrale in cui è posta la Dea Roma, forse una statua di Minerva in porfido e marmo del I secolo, con ai lati le due statue del Tevere a destra e del Nilo a sinistra, ambedue provenienti dalle Terme di Costantino.
La statua del Dio Tevere rappresentava in realtà il Tigri, la cui tigre fu sostituita con la lupa capitolina. Sotto la Dea Roma si apre una fontana di due vasche sovrapposte, opera cinquecentesca di Matteo da Castello.
Domina la piazza l'antica torre campanaria, restaurata da Martino Longhi il Vecchio intorno al 1580.
Il Palazzo Nuovo, progettato da Michelangelo ma realizzato dal Vignola per volere di Clemente VIII Aldobrandini, fu completato nel XVII sec. da Girolamo e Carlo Rainaldi: qui precedentemente vi era soltanto un muro per contenere il terreno a ridosso della chiesa di S.Maria in Aracoeli. Nel 1734 divenne il primo museo pubblico al mondo per volere di papa Clemente XII Corsini.