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Guida di Roma

Roma barocca

Sommario Roma Barocca

Roma si può definire come la culla del barocco, un eccezionale movimento culturale, basato su rappresentazioni sfarzose ed eleganti che riflettevano il lusso dei modi di vivere di quell’epoca, che ebbe il suo inizio proprio nella Città Eterna, nei primi anni del XVII secolo. L'origine di tale stile è particolarmente fondata sull'opera di quattro artisti: Carlo Rainaldi, Francesco Borromini (1599-1667), Gian Lorenzo Bernini (1598-1680), e Pietro da Cortona (1596-1669). I loro nomi si legano a quelli dei papi committenti: Urbano VIII, Innocenzo X e Alessandro VII.

Premesse del barocco a Roma

Le premesse all'affermazione dello stile barocco a Roma si riscontrano in Giacomo Della Porta (1533-1602), che innalzò la facciata della chiesa del Gesù negli ultimi decenni del Cinquecento. Pochi anni dopo, nel 1603, fu ultimata la facciata della chiesa di Santa Susanna, progettata da Carlo Maderno (1556-1629) e solitamente ritenuta il "primo esempio pienamente realizzato di architettura barocca"; malgrado l'impianto spaziale risulti ancora manieristico, Maderno rafforzò l'asse centrale mediante l'uso graduale di pilastri, semicolonne e colonne verso la parte centrale dell'edificio, accentuando così la plasticità già emersa nell'opera del Della Porta. Rispetto alla facciata della chiesa del Gesù, la novità sostanziale sta nell'aver esteso l'uso delle colonne al primo ordine di tutta la zona centrale e di averlo sostituito, al livello superiore, con una serie di paraste. Nel complesso, si trattava di un salto notevole rispetto all'accademica freddezza in voga fino allora ed evidente, ad esempio, nella facciata di San Girolamo dei Croati, di Martino Longhi il vecchio intorno al 1588-89. In questo contesto, numerose facciate furono innalzate con il medesimo fine propagandistico, alcune con risultati assai particolari, come nel caso della chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio, di Martino Longhi il Giovane (1602-1660), dove numerose colonne si concentrano nella parte centrale del prospetto.

Capolavori barocchi a Roma

Papi del periodo barocco a Roma

Sisto V (1585-1590) e Paolo V (1605-1621) diedero il via a un nuovo piano urbanistico della città incentrato sulle direttrici prospettiche verso i monumenti maggiori, struttura scenografica di base per la Roma barocca, valendosi della collaborazione degli architetti Carlo Maderno (Canton Ticino 1556 - Roma 1629) con le facciate di S. Susanna (1596-1603 e di S. Pietro (1607-12); Domenico Fontana (Melide 1543 - Napoli 1607), il più importante urbanista della Roma di fine Cinquecento, e Flaminio Ponzio (Viggiù ca 1560 - Roma 1613), artefice tra l'altro del Casino di Villa Borghese (1609-13) e della Cappella Paolina in S.Maria Maggiore (1605-11).
Il criterio stabilito da Sisto V, consisteva nel collegare con grandi rettifili le sette basiliche principali che i pellegrini dovevano visitare. L’importanza delle sei strade sistine non può essere valutata in toto senza una valutazione che contempli tutto il tessuto urbano da lui pensato ma non eseguito. Per dare luogo all’intero progetto non bastò il periodo di cui dispose il pontefice. Venne accusato di interessi personali quando fece costruire a spese dell’erario i confini della sua villa percorsi da nuove strade. L’obelisco divenne strumento compositivo essenziale. Esso era sfondo di un cannocchiale ottico costituito dalle quinte stradali ed elemento di mediazione e cerniera tra la direttrice della strada e il monumento finale. Altro fattore di collegamento ottico era la pavimentazione in mattoni che creava un fondo rossiccio e vibrante.

Sotto il papato di Urbano VIII, Maffeo Barberini (1623-44), sono protagonisti, negli anni intorno al 1630, Bernini, Borromini e Pietro da Cortona. Sono gli anni in cui si ha lo scatto decisivo per la cultura barocca a Roma. Il suo merito è quello di aver portato a compimento un piano di restauro di chiese antichissime.
Affidò al Bernini la costruzione del Baldacchino e di Palazzo Barberini. Venne inoltre data grande importanza alla cinta muraria della città che venne ampliata.

L'attività urbanistica di Innocenzo X, Gianbattista Pamphili 1644-1655, ha come epicentro Piazza Navona; alla sua caratterizzazione egli dedicò ogni sua energia promuovendo una serie di iniziative che fecero diventare questo spazio uno dei poli sociali essenziali della vita cittadina. Altro suo intervento riguarda il completamento del Campidoglio michelangiolesco incompiuto che venne completato con la costruzione del museo.

La passione costruttiva di Alessandro VII, 1655-1667, si concretò in una serie imponente di opere: piazza San Pietro, piazza Santa Maria della Pace (Pietro da Cortona) e piazza del Popolo. Per meglio programmare le sue iniziative urbanistiche si era fatto costruire un modello in legno del centro della città. Su commissione di papa Alessandro VII Carlo Rainaldi (1611-1691) realizzò il suo capolavoro con la Chiesa di S. Maria in Campitelli (1656-65), dal carattere scenico prefiguratore degli sviluppi tardobarocchi.

Roma Barocca di Bernini e Borromini (e altri)

Gian Lorenzo Bernini (Napoli 1598 - Roma 1680) e Francesco Borromini (Bissone, Lugano 1599 - Roma 1667, in realtà si chiama Francesco Castelli ma quando giunge a Roma, è talmente posseduto dalla devozione di uno dei più grandi Santi del tempo, Carlo Borromeo, che cambia il suo cognome in Bromino, diventato poi Borromini) furono i dominatori della cultura barocca romana nonché quelli che contribuirono maggiormente a cambiare il volto della città. Da citare anche i Rainaldi (padre e figlio, Girolamo e Carlo), Carlo Fontana, Pietro da Cortona, Giacomo Della Porta e Carlo Maderno Il Baldacchino di San Pietro (1624-1633), dopo le incertezze emerse nel restauro della chiesa di Santa Bibiana, costituisce il vero inizio della carriera del Bernini. Tuttavia, è nella chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane del Borromini che il tema degli spazi ricavati nel perimetro dell'edificio raggiunge il suo apice. Questa chiesa, così piccola che potrebbe stare all'interno di un pilastro della basilica vaticana, fu cominciata nel 1638. Borromini a Roma realizzò l'Oratorio dei Filippini, la chiesa di Santa Maria dei Sette Dolori (incompleta) e, a partire dal 1642 iniziò quello che può essere considerato il suo capolavoro, la chiesa di Sant'Ivo alla Sapienza. Successivamente, su incarico di papa Innocenzo X, intervenne anche nel restauro della Basilica di San Giovanni in Laterano; Borromini mantenne la struttura originaria, inglobando le colonne delle navate all'interno di larghi pilastri, mentre la prevista copertura a volta non fu realizzata. Secondo la critica San Giovanni in Laterano possiede una delle più belle navate che esistano.
Pochi anni dopo lavorò alla chiesa di Sant'Agnese in Agone, cominciata da Girolamo Rainaldi (1570-1655) e dal figlio Carlo Rainaldi nel 1652, realizzando uno dei prospetti più classicheggianti della sua produzione artistica; l'edificio, alla cui costruzione subentrò nuovamente Carlo Rainaldi, risulta una delle opere più significative dell'epoca poiché ebbe una notevole influenza in ambito internazionale. L'invenzione del Borromini risiede nella facciata, dove arretrò il fronte principale per ottenere un andamento concavo connesso al tamburo convesso della cupola; estese quindi il prospetto ai palazzi laterali, in modo da edificare due torri campanarie caratterizzate da un progressivo andamento frastagliato verso la sommità. Analoghe invenzioni si ritrovano nel campanile di Sant'Andrea delle Fratte (opera incompiuta sempre del Borromini), che si conclude con una sorta di lanterna a pianta circolare.
Carlo Rainaldi si dedicò anche alle due chiese gemelle di piazza del Popolo. La prima (Santa Maria in Montesanto) fu iniziata nel 1662, per essere poi conclusa da Carlo Fontana (1638-1714) su disegni del Bernini; la seconda (Santa Maria dei Miracoli) fu eseguita dal 1675, sempre con la collaborazione del Fontana. Le due chiese, poste simmetricamente attorno al tridente costituito da via del Corso, via di Ripetta e via del Babuino, appaiono uguali, ma in realtà, per adattarsi alla configurazione del lotto, furono differenziate nelle piante. Altra opera notevole del Rainaldi è l'esterno dell'abside di Santa Maria Maggiore, posto sull'asse visivo proveniente da Trinità dei Monti; l'architetto rivestì l'abside con una superficie plastica, integrandola con le spalle laterali e creando un gioiello spaziale tra i più felici del Barocco romano e non solo.
Lo stile barocco di Pietro da Cortona emerge invece con vigore nella sistemazione della chiesa di Santa Maria della Pace, dove, tra il 1656 e il 1657, fu impegnato nella costruzione di un nuovo prospetto. L'intervento non si limitò alla sola facciata, ma si estese anche ai fabbricati laterali, con la realizzazione di una scenografica piazzetta dominata al centro dal colonnato a pianta semicircolare della chiesa; la soluzione influenzò il Bernini nella concezione di Sant'Andrea al Quirinale e, nella scelta dell'ordine dorico con trabeazione ionica, anticipò la soluzione adottata dallo stesso Bernini per i colonnati di piazza San Pietro.
Nella basilica di Sant'Andrea della Valle, cominciata dal Della Porta nel 1591 e completata da Carlo Maderno, la facciata, la più barocca tra le quelle romane, fu aggiunta da Carlo Rainaldi dopo la metà del XVII secolo. La pianta, pur riprendendo il modello della chiesa del Gesù, presenta cappelle laterali meno profonde e sensibilmente più alte; la navata è articolata mediante i pilastri laterali che scandiscono, assieme alla cupola, il forte ritmo verticale dell'edificio.
Nel 1625 Carlo Maderno avviò i lavori del citato palazzo Barberini con la collaborazione del Borromini, cui è attribuita la scala elicoidale; alla morte del Maderno, quattro anni dopo, l'opera venne portata avanti da Bernini. È certo, comunque, che la pianta sia stata decisa prima del gennaio del 1629.
Dal 1650 Bernini eseguì pure il palazzo Montecitorio, successivamente terminato da Carlo Fontana. La facciata, nella quale fu mantenuta l'impronta del progetto iniziale, ha un andamento convesso e mostra, ai lati del piano terreno, alcuni massi in pietra rustica. Sempre del Bernini è il palazzo Chigi-Odescalchi (1665-1667), costruito attorno a un cortile ideato dal Maderno. Malgrado le alterazioni subite nel corso del XVIII secolo, la facciata aggiunta dal Bernini può essere considerata un modello per i prospetti dei palazzi barocchi: essa presentava un risalto nella parte centrale (scomparso durante gli ampliamenti settecenteschi), definito mediante lesene giganti e coronato da una balaustra alla sommità.
Un altro importante cantiere seguito dal Bernini fu quello della costruzione della Scala Regia in Vaticano. Realizzata dopo il 1660, la scala, che doveva servire per il collegamento tra i Palazzi Vaticani e la facciata di San Pietro, fu costruita in un lotto molto ristretto e di forma irregolare, posto tra la basilica e la residenza papale. Bernini sfruttò queste caratteristiche a proprio vantaggio. Ideò una scala di larghezza decrescente, coperta da volta a botte. Tuttavia, i muri convergenti tra cui si inseriva la scala avrebbero dato l'impressione di una maggiore profondità. La correzione della prospettiva fu ottenuta con una serie di colonnati ai lati del corridoio.
Del Borromini è l'effetto di Trompe-l'oeil nella galleria prospettica di palazzo Spada, che suggerisce una profondità diversa da quella reale. Inoltre, intorno alla metà del Seicento preparò gli studi per il palazzo Pamphilj in piazza Navona, edificato da Girolamo Rainaldi, ma le sue più interessanti realizzazioni vanno ricercate nei palazzi ecclesiastici, come il collegio di Propaganda Fide (al cui interno si trova la cappella dei Re Magi), dove innalzò una facciata plasmata da compressioni e dilatazioni. Un altro spazio di rilievo è costituito da piazza Navona, sorta sulle rovine dell'antico stadio voluto dall'imperatore Domiziano e che, nel XVII secolo, assunse i caratteri di una piazza tipicamente barocca, tanto da poter essere identificata con il vero e proprio centro della Roma seicentesca. Qui furono poste le fondamenta della chiesa di Sant'Agnese in Agone, elemento di spicco di una cortina muraria pressoché unitaria, la cui cupola è messa in evidenza dall'andamento leggermente concavo della facciata; il centro della piazza è sottolineato dalla Fontana dei Fiumi (il Nilo, il Gange, il Danubio e il Rio de la Plata), nella quale è possibile leggere un'allusione al potere della Chiesa nel mondo allora conosciuto.
Questa serie di piazze barocche a Roma trova il suo apice nella piazza San Pietro, dove Bernini pose in asse con la via di Borgo Nuovo (scomparsa con la realizzazione di via della Conciliazione) il portone in bronzo che conduceva alla Scala Regia, all'interno della cittadella vaticana; creò così un percorso che accompagnava lo spettatore dalle anguste e articolate strade della "Spina di Borgo" alla grandiosità della piazza San Pietro.

Francesco Borromini lascia Bissone verso Milano a piedi, con una veste povera, una bisaccia e del pane secco per godere di un cammino iniziatico verso una delle chiese più celebri della cristianità dove lavora con straordinaria abilità alle grandi impalcature del Duomo, poi, sempre a piedi, vuole visitare le chiese di Ravenna che, con il loro sapore arcaico e orientale insieme. Infine è la volta di Roma dove Borromini è giunto come pensionante presso Leone Garopo, suo cugino e amico del ragazzo prodigio Bernini, già ampiamente noto, e con il quale Borromini ambisce entrare in contatto. Quando Garopo muore, Borromini si affida al maestro Carlo Maderno, suo conterraneo e lontano parente. Lavora dapprima come umile scalpellino al cupolino di Sant’Andrea della Valle (1621-23) e alla fabbrica di San Pietro (1624-30) dove ottiene il riconoscimento di "Maestro" poi, a livello di collaborazione con Maderno e con Bernini a Palazzo Barberini dove costruirà la prestigiosa scala ellittica ed effettuerà interventi nella facciata posteriore.
Dopo la morte di Carlo Maderno avvenuta nel 1629, Borromini continuerà a lavorare in San Pietro alle dipendenze di Bernini per il quale ha predisposto la copertura superiore del famoso baldacchino di bronzo, opera che sostituirà l’iniziale progetto di Bernini.
Il contrasto tra i due artisti cresce (la rottura risale ai primi del 1633, quando il baldacchino di San Pietro era già ultimato, è perciò presumibile che le ragioni risiedessero nel progetto di Palazzo Barberini) fino a quando Borromini, nel 1634, riesce ad avere un’attività autonoma con la costruzione del convento e della chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane (la facciata della Chiesa, del 1667, sarà l’ultimo suo lavoro). Nella Chiesa di San Carlino si assiste alla conclusione della ricerca borrominiana nella quale la contrapposizione del concavo e del convesso si alternano in un’ondulazione ininterrotta, ma Borromini non vide l’opera compiuta perché si uccise gettandosi sulla sua spada. Nel 1640 Virgilio Spada, elemosiniere dei papi Innocenzo X e Alessandro VII, e legato a Borromini dalla passione per le scienze occulte, gli presenta Orazio Falconieri il quale gli affida la commessa di trasformare il vecchio palazzetto comprato dai Duchi di Latera in un palazzo più importante.
Nel 1642 iniziano i lavori della Chiesa di S. Ivo alla Sapienza, (l’incarico fu attribuito a Borromini grazie al Bernini che voleva allontanarselo perché stava diventando troppo importante); l’opera è considerata la più audace dell’artista contenendo all’interno: la complessa pianta a stella, la ricerca di intricate forme geometriche, le vele della cupola e all’esterno la spirale del lanternino quale simbolo dell’ascesa alla Sapienza.
Virgilio Spada, protettore di Borromini e soprintendente della Fabbrica di San Pietro, sottoponendo al Papa Innocenzo X lo scritto sui danni cagionati alla basilica stessa, dalla torre campanaria del Bernini umiliò quest’ultimo. Nel Natale del 1646 venne abbattuto, per il cedimento del terreno, lo splendido campanile progettato e realizzato dal Bernini che, pendendo minacciava la facciata di San Pietro. Alle operazioni era presente tutta la Roma che contava, il Papa, Virgilio Spada, Bernini in lacrime e Borromini che assisteva alla mortificazione del rivale come rivalsa per i torti subiti in una competizione senza fine.
Sempre nel 1646 Borromini inizia i lavori di restauro di San Giovanni in Laterano che durarono per tre anni.
Nel 1653 Borromini stravolge la chiesa di S. Agnese in Agone (costruita da Carlo e Girolamo Rainaldi) a Piazza Navona che allora non era una Piazza aperta al pubblico ma era la piazza privata del Papa Innocenzo X che può soddisfare ogni suo desiderio come quello di ordinare di prendere una colonna della antica basilica costantiniana di S. Pietro e di farla tagliare a metà per avere due paracarri, ancora oggi posti davanti al Palazzo Pamphili.
Bernini, nonostante la rivalità, rimane talmente colpito da questo lavoro del Borromini da utilizzarne molte idee per le sue opere. Borromini era stato talmente geniale nel creare alternanze di concavo e convesso che non poteva non approfittarne.
Borromini era ossessionato dalla perfezione, misantropo, chiuso e senza amici, viveva solo in Vicolo dell’Angelo in compagnia dei libri, e non riusciva a creare attorno a se quell’atmosfera cordiale neanche con i suoi operai. La Chiesa di S. Agnese venne incredibilmente criticata (a causa del grande peso imposto sopra gli venne intimato di garantire per quindici anni la stabilità), Borromini rispose talmente seccamente che venne estromesso dal lavoro, il disegno fu parzialmente cambiato e la motivazione fu: "…per forti divergenze con il Principe Pamphili". Un insuccesso umiliante che qualche anno prima aveva provato per l’incarico di sistemare Piazza Navona con una splendida fontana, il cui progetto non era piaciuto al Papa che passò il lavoro a Bernini. Comincia una crisi che si aggraverà nel tempo; il progressivo distacco mostrato da papa Alessandro VII verso la sua architettura e il mancato compimento di molti suoi lavori sono tragedie per Borromini, nonostante la realizzazione del monumentale Palazzo di Propaganda Fide che Bernini aveva avviato.
Sullo spigolo del Palazzo di Propaganda Fide Borromini applicò lo stemma del nuovo Papa Alessandro VII e lo circondò di un ornamento in cui spiccavano due belle orecchie d’asino: un dispetto a Bernini che abitava di fronte? La risposta fu pronta: nella mensola che reggeva il balcone di casa sua Bernini scolpì il simbolo della virilità contro il rivale. La casa di Bernini in Via della Mercede, n. 12, esiste ancora, non così lo sfregio e le orecchie d’asino.
Borromini è stanco ma è riesce a fare l’Oratorio dei Filippini a Santa Maria in Vallicella, facendo sì che chiunque parli o canti a voce bassissima, in un angolo della biblioteca, si senta perfettamente. Porta a conclusione San Carlino alle quattro fontane. Ha 68 anni e il 2 agosto del 1667, si lancia sulla sua spada e muore il giorno successivo, dopo una lunga agonia; è molto probabile, invece, che si sia fatto aiutare da un suo allievo. Della sua morte, Bernini, non gioirà perché aveva sempre riconosciuto la grandezza di Borromini.
Sul piano caratteriale sono molti gli episodi che testimoniano l'esuberanza del giovane Bernini rivolta a una visione edonistica della vita, mentre nota è la propensione di Borromini alla solitudine e alla morigeratezza dei costumi, riflessa perfino nell'abbigliamento all'antica di foggia spagnola perennemente nero (secondo il biografo Giambattista Passeri) e sperimentata nella modestia del vivere quotidiano della lunga coabitazione con la famiglia dell'ottonaio Evangelista Aristotile in una casa presso San Giovanni dei Fiorentini.

Altri capolavori del Bernini della Roma Barocca
Cappella Raymondi. E’ costituita da un corpo di fabbrica autonomo a sinistra della chiesa di San Pietro in Montorio. Organismo autonomo non condizionante per il Bernini che ebbe campo libero nella progettazione. La cappella si compone di tre parti: un vano a pianta quadrata coperto con volta a crociera, un abside ed un’appendice oltre l’inquadratura dell’altare nel fondo del quale viene posto il bassorilievo raffigurante San Francesco sorretto da due angeli. Quest’ultimo spazio profondo 70 cm è illuminato da una fessura che lo inonda di luce radente. Puttini che sollevano i coperchi dei due sarcofagi, San Francesco in estasi è sorretto da due angeli, alzandosi sulle punte dei piedi lo spettatore riesce a vedere i corpi marmorei dei Raymondi.
Nella scultura di Bernini il problema della luce, il modo di distinguere le superfici plastiche in funzione del loro valore riflettente è fin dall’inizio uno dei principali temi della sua ricerca. Nelle prime opere la configurazione plastica dei profili era studiata in funzione di una fonte luminosa posta genericamente in alto, da qui in poi la disposizione della luce diventa il risultato di una consumata regia, tale da suscitare nello spettatore l’impressione di una diversa realtà in contatto con quella in cui egli stesso agisce. L’illuminazione radente a fonte nascosta che in età barocca si chiamava “luce alla bernina” la troviamo precocemente applicata nella Cappella Raymondi.
Monumento alla Contessa Matilde, eroina di Canossa, espressione del culto della storia necessaria alla Controriforma; si celebra e si espone la donazione alla Chiesa dei suoi possedimenti. Lo spazio creava problemi di impaginazione.
1638-1644 San Lorenzo in Damaso, Abside, restauro. Per isolare la sua opera dal resto della chiesa quattrocentesca, Bernini si serve di lesene raddoppiate e doppio archivolto.
1644-1652 Cappella Cornaro. In quest’opera realizza per la prima volta la sua aspirazione allo “spettacolo totale” in cui architettura, scultura e pittura si fondono in un’unitaria immagine spaziale, senza l’impaccio di limitazioni gerarchiche.
La curvatura dell’edicola esprime un desiderio di sensibilizzazione della curva architettonica ed è il primo esempio berniniano di deformazione elastica delle membrature che Borromini aveva sperimentato in modo sistematico. Il suo tentativo è quello di raccontare un episodio al limite del soprannaturale, l’estasi di santa Teresa come lei la ha vissuta, cercando di raccontare come lei la abbia vissuta nella sua intensità
1646 La sua temporanea disgrazia presso la corte romana è legata alle vicende della costruzione dei campanili di San Pietro. Già nel pensiero del Maderno l’inserzione di due elementi verticali avrebbero aggiunto slancio plastico alla facciata. Dopo l’avvento di Innocenzo X Pamphili (1644) avvennero i cedimenti e nel giorno di Natale dovettero assistere umiliato all’abbattimento.
1650 Palazzo di Monte Citorio commissionato dalla famiglia Pamphili (la stessa del papa Innocenzo). Il palazzo venne completato più tardi dal Fontana ma le ali e il disegno tripartito sono del Bernini poiché il Fontana non aggiunse di suo nulla che il portale e la torre campanaria. Nel trattamento dei particolari plastici si evidenzia l’ispirazione naturalistica; le mostre delle finestre e i piastroni che rafforzano gli spigoli delle ali, appaiono come scolpiti, anzi sbozzati rapidamente, nella roccia viva e negli interstizi si annidano scherzosamente elementi vegetali.
1655 Avvento di Alessandro VII che chiese a Bernini la collaborazione più completa. La collaborazione tra architetto e committente è fondamentale per comprendere appieno la genesi delle opere che derivarono. I primi incarichi a lui affidati furono la trasformazione della porta del popolo e il restauro della chiesa di Santa Maria del Popolo. Nella chiesa il compito non era facile in quanto si trattava di agire su una precedente struttura quattrocentesca dotato di definita autonomia. Qui Bernini intervenne radicalmente aggiungendo pesanti cornici inflesse e figure appoggiate sopra ciascuno degli archi della navata.
1656 Studi per piazza San Pietro. Impose una chiara struttura geometrica basata su rapporti semplici.
1664-66 Scala Regia. Qui sembra rivolgersi con interesse verso le conquiste del linguaggio Borrominiano. Molti dei motivi decorativi e la stessa esaltazione dell’intonaco bianco, volta a effetti luministici mostrano chiaramente l’influenza del suo rivale. La scala ha un effetto di continuo movimento.
1658-1661 Chiesa di Castel Gandolfo. Pianta a croce greca
Sant’Andrea al Quirinale perfeziona la pianta ellittica di Propaganda Fide . Emerge la plasticità del santo al di sopra del timpano della cappella maggiore dividendo chiaramente lo spazio liturgico “eletto” dallo spazio riservato ai fedeli. Evidenza della forte cornice orizzontale e del disegno sulla cupola della lanterna. Esplosivo intreccio delle costole e dei cassettoni esagonali in alto e, in basso le vibrazioni coloristiche delle membrature del marmo rosa.
All’esterno si ritrova la stessa vicenda: tra protiro e finestra semicircolare si stabilisce lo stesso rapporto come se la sporgenza derivasse dal ribaltamento di un diaframma piano dela stessa forma del finestrone.
1662-1664 Chiesa dell’Assunta ad Ariccia, di fronte alla residenza dei Chigi. Le due ali ampliano la visione, danno un più ampio respiro, articolate su un ordine di robusti pilastri, richiamano il colonnato di san Pietro. Debole è l’aggancio del portico con la rotonda. All’interno, al piano limite della cappella si sostituisce un affresco che occupa tutta la piccola abside suggerendo a conclusione dell’architettura lo spazio illusionistico della pittura.
Ricca di risultati è la sua attività urbanistica sotto il pontificato di Alessandro VII.
1664 Palazzo Chigi in piazza Santi Apostoli. Facciata tripartita e ordine centrale a pilastri innalzato su alto basamento.
Tornato a Roma da Parigi, lavora per la terza grande opera compiuta per la basilica vaticana: la Cattedra di san Pietro, gigantesco gruppo plastico in cui la luce, come già l’acqua nelle sue fontane, non gioca più un ruolo complementare, ma diventa essa stessa materiale da costruzione in virtù dell’inserimento del “trasparente” della gloria. Dai disegni emerge come fosse ben presente l’effetto della Cattedra nella visione dinamica come sfondo al Baldacchino.
L’architettura del Bernini ebbe presso i contemporanei, un prestigio paragonabile a quello della sua scultura. Tuttavia il suo ruolo nella creazione del nuovo linguaggio architettonico è circoscritto e non paragonabile a quello del Borromini.

Altri capolavori del Borromini della Roma Barocca
1621-23 Cupolino di Sant’Andrea della Valle
1624-30 Palazzo Barberini – Scala ellittica e interventi nella facciata posteriore
1629 Copertura superiore del Baldacchino di San Pietro in Vaticano
1634-67 Convento e Chiesa di San Carlo alle quattro fontane
1635-50 Trasformazione di Palazzo Carpegna oggi Accademia di San Luca
1636 Cappella di Santa Lucia in Selci
1637-50 Convento e Oratorio dei Filippini
1640 Trasformazione di Palazzo Spada
1639-41 Trasformazione di Palazzo Falconieri
1642 Trasformazione della Chiesa di Sant’Ivo alla Sapienza
1642 Trasformazione della Chiesa di Santa Maria dei sette dolori
1644 Tomba Merlini in Santa Maria Maggiore
1645-50 Trasformazione Palazzo Pamphili
1646-49 Restauro di San Giovanni in Laterano
1647-66 Chiesa e Collegio di Propaganda Fide, Cappella dei re Magi
1653-57 Rifacimento di Sant’Agnese in Agone
1653 Cupola e campanile della Chiesa di Sant’Andrea delle Fratte
1662 Cappella Spada nella Chiesa di San Girolamo alla Carità

Caravaggio a Roma

Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, (Milano 1571 – Porto Ercole 1610), formatosi a Milano e attivo a Roma, Napoli, Malta e in Sicilia fra il 1593 e il 1610, è uno dei più celebri pittori di sempre. I suoi dipinti, che combinano un'analisi sia fisica che emotiva dell’uomo con uno spettacolare uso della luce, hanno avuto forte influenza sulla pittura barocca. Roma custodisce in chiese e musei alcune delle sue più belle opere.
Insediatosi a nei pressi di Piazza Navona, in quelle “stradine piene di coltelli” Caravaggio frequentò il popolo, quelli che poi raffigurò nelle vesti di santi, cristi e madonne.

Dove ammirare i dipinti di Caravaggio a Roma
La Chiesa San Luigi dei Francesi, poco distante da Piazza Navona, custodisce nella Cappella Contarelli, tre sue meraviglie: la Vocazione di San Matteo, il Martirio di San Matteo e S. Matteo e l’Angelo. Caravaggio ottenne la commissione attorno ai 28 anni, grazie al rifiuto del Cavalier d’Arpino, presso la cui bottega l’artista s’era “applicato a dipinger fiori e frutta“.

Roma Caravaggio Vocazione di San Matteo
Roma Caravaggio Vocazione di San Matteo

Roma Caravaggio Martirio di San Matteo
Roma Caravaggio Martirio di San Matteo

Roma Caravaggio San Matteo e l'angelo
Roma Caravaggio San Matteo e l'angelo

Alla fine di Corso Rinascimento, in via della Scrofa 80, c’è la Chiesa di Sant’Agostino che presenta la Madonna dei Pellegrini. Il volto della Madonna è quello di Lena Antognetti, cortigiana dell’epoca.

Roma Caravaggio Madonna dei pellegrini
Roma Caravaggio Madonna dei pellegrini

Nella Basilica Santa Maria del Popolo a Piazza del Popolo, la Cappella Cerasi conserva la Conversione di S. Paolo e la Crocifissione di S. Pietro.

Roma Caravaggio Conversione di San Paolo
Roma Caravaggio Conversione di San Paolo

Roma Caravaggio Crocifissione San Pietro
Roma Caravaggio Crocifissione San Pietro

In via del Corso 305 c’è la Galleria Doria Pamphilj che ospita la Maddalena Penitente, il Riposo durante la Fuga in Egitto e una delle due versioni identiche del S. Giovanni Battista (la seconda è ai Musei Capitolini)

Roma Caravaggio Maddalena penitente
Roma Caravaggio Maddalena penitente

Roma Caravaggio Riposo durante fuga in Egitto
Roma Caravaggio Riposo durante fuga in Egitto

Roma Caravaggio San Giovanni Battista
Roma Caravaggio San Giovanni Battista

La Galleria Borghese in piazzale Scipione Borghese 5 custodisce il Fanciullo con Canestra di frutta e il Bacchino Malato che è forse un autoritratto di Caravaggio malato. Si hanno poi la Madonna dei Palafrenieri con ancora Lena Antognetti nel volto della Madonna e Davide con la Testa di Golia in cui lo stesso artista si raffigura in Golia (siamo negli anni della condanna a morte dell’artista, che tuttavia si diede alla fuga).

Roma Caravaggio Fanciullo con canestro di frutta
Roma Caravaggio Fanciullo con canestro di frutta

Roma Caravaggio Bacchino malato
Roma Caravaggio Bacchino malato

Roma Caravaggio Madonna dei palafrenieri
Roma Caravaggio Madonna dei palafrenieri

Roma Caravaggio Davide con la testa di Golia
Roma Caravaggio Davide con la testa di Golia

Nella Città del Vaticano i Musei Vaticani conservano la Deposizione di Cristo.

Roma Caravaggio Deposizione di Cristo
Roma Caravaggio Deposizione di Cristo

A Palazzo Barberini in via delle Quattro Fontane, 13 ci sono Giuditta e Oloferne e Narciso.

Roma Caravaggio Giuditta e Oloferne
Roma Caravaggio Giuditta e Oloferne

Nella Pinacoteca Capitolina in Piazza del Campidoglio 1, troviamo Buona Ventura e S. Giovanni Battista, copia di quella in Galleria Doria Pamphilj

Roma Caravaggio Buona ventura
Roma Caravaggio Buona ventura

Nella Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Corsini, in via della Lungara 10 è possibile ammirare un’altra versione del S. Giovanni Battista.

Roma Caravaggio San Giovanni Battista
Roma Caravaggio San Giovanni Battista