Computer quantistico e Dio

Saremo onniscienti, immortali e ubiquitari?

Autore: Andrea Pacchiarotti
Ultimo aggiornamento: 31 Gennaio 2024
Categoria: Web Marketing Computer quantistico

Computer quantistico e Dio
Computer quantistico e Dio

La tecnologia umana sarà capace nell'arco di qualche decennio di creare individui che sapranno tutto (saranno cioè onniscienti), che vivranno per sempre (saranno quindi immortali) e che avranno la capacità di essere presenti dovunque (saranno dunque ubiquitari)?
La risposta è sì! Se la relazione tra computer quantistici, intelligenza artificiale (AI) e Dio ti interessa, continua la lettura.

Sommario Computer quantistico e Dio

  1. Saremo onniscienti, immortali e ubiquitari?
  2. Dio è un alieno?
    1. Paradosso di Fermi
  3. Conclusione

Saremo onniscienti, immortali e ubiquitari?

Schematizzando quanto appena accennato, si possono ipotizzare, con giusta causa, i seguenti punti chiave:

  1. Grazie ai Social media, alle App, alle Piattaforme collaborative, ma non solo, gli utenti di Internet riversano in Rete miliardi di informazioni. Per trattare in maniera proficua questo enorme volume di dati (Big data) c'è una continua evoluzione dei meccanismi organizzativi e di percezione della realtà. Che succederà tra 10 o 100 anni? È certo che l'attuale accelerazione della produzione di dati digitali non potrà durare indefinitamente a questi ritmi, a meno che non si abbiano soluzioni di storage migliori, come ad esempio la conservazione dei dati digitali nel DNA
  2. La necessità di analizzare sempre più velocemente questa gigantesca mole di dati porterà velocemente alla costruzione del primo computer quantistico totalmente operativo, ovvero un super elaboratore che sfrutta le leggi della fisica e della meccanica quantistica per superare le barriere dei supercomputer odierni, eseguendo calcoli complessi a una velocità inimmaginabile rispetto a oggi e aprendo nuovi orizzonti per l'intelligenza artificiale: a tal proposito IBM già nel 2019, con Q System One, ha costruito il primo computer quantistico adatto all'uso commerciale e scientifico.
    Uno dei postulati della teoria quantistica afferma che un sistema, ad esempio una particella di informazione, può essere simultaneamente in due stati, 0 e 1 (un’ubiquitarietà già di per sé sconvolgente). L’influenza che ciò produce sull’informatica è esplosiva, perché permette di passare dal tipico trasferimento dell’informazione in bit (binary digit, numero binario, che consente di effettuare calcoli tramite una successione di 0 e 1), ai qubit (contrazione di quantum bit ovvero la versione quantistica del bit), i quali hanno la peculiarità di restare incerti tra i due stati fino alla loro lettura. Questa caratteristica consente di usare il qubit per manipolare informazioni più ricche dei bit, potenziando notevolmente i processi di intelligenza artificiale e di Internet (se ti interessano i prompt per sfruttare l'intelligenza artificale di ChatGPT usa GPT Prompt Generator, è gratis!).
    Facciamo un semplice esempio: se volessi cercare “intelligenza artificiale” in un libro online, un computer classico procederebbe riga per riga per cercare quell’occorrenza, trovandola un certo numero di volte in un certo tempo. Il computer quantistico è come se avesse davanti tutte le pagine del libro contemporaneamente, su strati diversi, riducendo enormemente i tempi di risoluzione.
    Quando siffatti computer diverranno alla portata di tutti e verranno supportati da una Rete cloud ad hoc, sarà aperta la strada verso la conquista di un‘intelligenza con potenzialità di onniscienza.
    • La supremazia quantistica (quantum supremacy) si avrà quando un computer quantistico eseguirà alcune procedure matematiche che i supercomputer tradizionali non riescono a eseguire o impiegano un tempo enorme per portarle a termine. Già a fine settembre 2019 Google ha pubblicato in Rete un documento in cui annunciava di aver ottenuto per la prima volta tale supremazia quantistica e il mese dopo è arrivata la conferma ufficiale in un articolo pubblicato sulla rivista Nature. In questi documenti si afferma che Sycamore, il computer quantistico di Google a 53 qubit, ha svolto in 200 secondi operazioni che il più potente computer tradizionale, Summit di IBM, completerebbe in 10.000 anni. Da allora si susseguono i record di velocità tra le varie case produttrici, oggi siamo nell'ordine delle migliaia di qubit.
      Se prima far funzionare questi macchinari necessitavano temperature vicine allo zero assoluto (-273,15 gradi Celsius), oggi si cominciano a realizzare computer quantistici che lavorano a temperatura ambiente; la cosa più verosimile è che comunque Amazon, Google (Google Cloud API), Microsoft possano erogare questi servizi nel cloud, inizialmente a costi inavvicinabili per l’utente comune.
      Si avranno comunque nel giro di pochissimi anni miglioramenti nei processi di ottimizzazione e nella crittografia, molto diffusi nell'industria e nella finanza, nel machine learning, nella chimica con la nascita di nuovi farmaci, nella simulazione di nuovi materiali, nella meteorologia, nell'intelligenza artificiale, ecc.
      Inoltre, dopo gli esperimenti di teletrasporto quantistico inerenti alle proprietà dei qubit, sempre nel 2019 si è fatto un passo avanti portando a termine la stessa operazione con i qutrits (oggetti con la proprietà quantistica di poter esistere in più stati contemporaneamente: se un qubit può rappresentare i valori 0 e 1 contemporaneamente, un qutrit può essere una combinazione di 0, 1 e 2). Nel teletrasporto quantistico anziché inviare oggetti, solo le proprietà di una particella quantistica vengono trasferite a un'altra particella situata a qualsiasi distanza. Poiché i qutrit portano più informazioni, la tecnica potrebbe rappresentare un vantaggio per la comunicazione quantistica e anche aprire la strada a una velocissima Internet quantistica.
    • Sempre nel 2019, un esperimento dell’università di Vienna sulla meccanica quantistica, ha fatto sì che molecole composte da duemila atomi si siano trovati in due posti diversi nello stesso istante: è la cosiddetta sovrapposizione quantistica. Ulteriori esperimenti stanno ripetendo quanto fatto su scale più grandi.
      Infine, ancora nel 2019, un gruppo di fisici dell’Università del Queensland in Australia ha ottenuto, a livello teorico, una nuova concezione del tempo. I risultati dello studio sono pubblicati sulla rivista scientifica Nature Communications. Gli scienziati, pur non viaggiando nel tempo, hanno rotto la struttura classica in cui gli istanti scorrono dal passato al futuro. Di fatto hanno teorizzato che, mischiando la relatività generale di Einstein con la meccanica quantistica, si potrebbe ottenere una realtà temporale diversa da quella che conosciamo, una condizione in cui non si sa cosa viene prima e cosa dopo.
    • Un altro gruppo di scienziati composto fra gli altri da Artyam Yurov e Valerian Yurov, due fisici dell’Università Federale Baltica Immanuel Kant (IKBFU) in Russia, ha concluso che il nostro universo fa parte di un computer quantistico che racchiude innumerevoli multiversi. Il loro lavoro descrive matematicamente come il nostro universo sia esso stesso un oggetto quantico e quindi, teoricamente, può essere contemporaneamente in luoghi diversi e in diversi stati e inoltre avrebbe una meccanica tale da poter interagire con sé stesso in più stati contemporaneamente. Dunque se l’universo è un oggetto quantico, deve interagire con qualcosa e quel qualcosa sono probabilmente altri universi.
  3. Al momento il corpo umano, ipotizzando il miglior stile di vita possibile, l'assenza di malattie e l’attuale stato delle conoscenze mediche e chirurgiche, ha una durata assolutamente inconfrontabile con il fine dell’immortalità, pari a quasi 150 anni (ma nel regno animale ci sono alcuni esempi che stravolgono queste regole fino ad arrivare a una medusa immortale capace di rigenerarsi all’infinito; inoltre uno studio scientifico guidato dal biologo David A. Sinclair ha dimostrato che l'invecchiamento è un processo reversibile e in futuro si potrebbero aprire le porte dell’eterna giovinezza. Esperimenti effettuati sui topi, ora da replicare nei mammiferi più grandi e negli esseri umani, evidenziano come nell’organismo il panorama epigenetico viene eroso dalle risposte cellulari alle rotture del DNA a doppio filamento. L’invecchiamento avviene, dunque, per la perdita di informazioni epigenetiche. Tali cambiamenti sono però reversibili tramite riprogrammazione epigenetica: manipolando l’epigenoma). Se ci spingiamo più in là di qualche decennio, la medicina sarà capace di sostituire le parti degradate rendendo il corpo durevole nel tempo. La nanotecnologia, basata su macchine di scala nanometrica che interverrebbero nei processi biologici direttamente sulle cellule, sarà in grado di riparare i danni e prevenire l’invecchiamento. L’ingegneria genetica per manipolare il DNA permetterà modifiche sull’intera biosfera: dalle piante che resistono alla siccità, alla clonazione di animali ed essere umani, ma non solo… la capacità di riscrivere il DNA offre terapie per curare meglio le malattie e, se realizzata su cellule sessuali, ha prospettive immani su tutto il genere umano.
    Raymond Kurzweil ha 75 anni e nel corso della vita è stato un inventore, uno scrittore, un informatico e un futurologo. Si è occupato di intelligenze artificiali, di transumanesimo e di singolarità tecnologica. Nel 2023 il futurista ha dichiarato che raggiungeremo l’immortalità nel 2030: grazie alla rapida crescita delle intelligenze artificiali, il progresso medico e tecnologico crescerà al punto tale che i nanobot nel nostro sangue ripareranno e ricostruiranno i nostri corpi a livello cellulare eliminando malattie e invecchiamento, sconfiggendo così i limiti biologici imposti dalla natura). Ma non finisce qui. Nel 2045 arriveremo alla singolarità: l’intelligenza biologica potrà essere fusa insieme a quella artificiale moltiplicando la nostra intelligenza effettiva un miliardo di volte, ma nel frattempo potremmo già iniziare a caricare i nostri pensieri e ricordi nel cloud.
    Tali progressi non devono essere temuti e renderanno gli esseri umani divini. Avremo così ottenuto l ’immortalità dell'involucro fisico.
    Ingegneria genetica
    Ingegneria genetica e Manipolazione del DNA
    • È ormai di inizio ottobre 2019 la notizia che un uomo di 30 anni, completamente paralizzato, è tornato a camminare e a muovere le braccia grazie alle onde cerebrali collegate a un esoscheletro. Il giovane è stato sottoposto a risonanza per mappare le aree del suo cervello che si attivano quando immagina di muoversi. A queste aree sono stati applicati elettrodi per formare dei sensori necessari a convogliare i pensieri dell’uomo all’esoscheletro. Il paziente ha dovuto prima imparare a comandare il proprio avatar, per poi passare a muovere l’esoscheletro. È il primo sistema cervello-computer wireless progettato per attivare tutti e quattro gli arti. Nel frattempo altri sono tornati a camminare e inoltre si stanno perfezionando arti robotici capaci di captare le onde cerebrali a distanza.
    • E che dire del progetto Brainternet per collegare il cervello umano a Internet?
      I ricercatori della Wits University di Johannesburg hanno connesso un cervello umano a Internet (Brain Computer Interface o BCI), step fondamentale nella corsa alle interfacce uomo-macchina. Il progetto ha l’obiettivo di trasformare il cervello umano in un host nella Rete, riconoscibile come un qualsiasi dispositivo. Il principio si fonda nell’acquisizione delle onde cerebrali e nella loro conversione in segnali open source. L’individuo indossa un Emotiv EEG wireless per registrare i segnali cerebrali in tempo reale, che passando per un computer con le dimensioni di un portafogli, detto Raspberry Pi, arrivano a un’interfaccia di programmazione applicativa, la quale consente la comunicazione tra i programmi software, visualizzando i dati su un sito web che fa da portale.
      Pantanowitz, ideatore del progetto, afferma che il prossimo passo di Brainternet sarà di permettere non solo l’output di dati dal cervello, ma anche l’input.
      Un progetto che va ad affiancare quello della Neuralink Corporation (un’azienda statunitense di neurotecnologie, fondata da un gruppo di imprenditori, tra cui Elon Musk, che si occupa di sviluppare interfacce neurali impiantabili: a gennaio 2024 il primo chip è stato impiantato nel cervello umano) e il Kernel project. Lo stesso Musk nel 2022 ha affermato che in futuro si potrà trasferire la propria capacità cerebrale in un robot umanoide.
    • È di giugno 2020 una notizia pubblicata su Nature Materials che descrive la nascita delle sinapsi artificiali bioibride, l'equivalente dei punti di contatto tra neuroni, necessarie per rendere possibile pensiero e movimento. Per poter essere impiantate nel cervello umano, devono solo essere ancora un po’ rimpicciolite. È un passo fondamentale per ottenere un cervello cyborg capace di integrare neuroni e circuiti elettronici in grado di dialogare tra loro, così da riparare i danni da malattie neurodegenerative e sostituire i neuroni danneggiati. Anche chi ha subito un’amputazione otterrà benefici dalle sinapsi artificiali bioibride. Già oggi si può attaccare un arto artificiale a terminazioni nervose disponibili, senza bisogno di un microchip che faccia da connessione, ma se le terminazioni nervose non operano bene, un microchip bioibrido risulterà fondamentale.
    • Uno studio del 2020 della Stanford University ha proposto un’interfaccia cervello-computer capace di convertire lettere immaginate dalla mente, in testo su schermo. Si tratta di leggere nel pensiero traducendo in input per il computer gli impulsi elettrici veicolati dai neuroni del cervello umano. Nell’esperimento una persona con una mano paralizzata è riuscita a scrivere 90 caratteri al minuto su un monitor, solo immaginandoli, con un’accuratezza del 99% (115 caratteri al minuto è la velocità di digitazione media di una persona normale).
      Ci stiamo avvicinando a quanto teorizzato dal miliardario russo Dmitry Itskov che, nel 2011, ha fondato un’organizzazione scientifica, per renderci immortali, la Project 2045. L’obiettivo è trasferire la mente, i ricordi e la coscienza dentro una macchina. Si partirà con il cosiddetto Avatar A per giungere, facoltativamente, all’Avatar D:
      • Avatar A - una copia robotica di un corpo umano capace di interpretare a distanza i comandi direttamente dalla mente e inviare a essa informazioni
      • Avatar B - un avatar in cui viene trapiantato un cervello umano alla fine della propria vita. Avatar B ha un sistema autonomo che fornisce supporto vitale al cervello e gli consente l'interazione con l'ambiente
      • Avatar C - un avatar con un cervello artificiale a cui viene trasferita una personalità umana per l'emulazione alla fine della propria vita
      • Avatar D - un ologramma o un avatar simile a un diagramma
      Forse non ce la farà per il 2045, ma la strada è segnata
    • Ameca è un androide umanoide prodotto dall'azienda britannica Engineered Arts. Questo androide è stato progettato per sembrare molto realistico e viene spesso utilizzato in contesti commerciali, come musei, fiere e mostre. L'obiettivo di Engineered Arts è quello di creare robot che siano in grado di interagire con le persone in modo naturale e convincente, utilizzando una combinazione di espressioni facciali, movimenti e vocalizzazioni
    • Dal 2020 la Altos Labs sta lavorando a un sistema di riprogrammazione genetica che permetterebbe di ringiovanire.
      Gli esperimenti sui topi mostrano un grande potenziale, ma anche rischi che non consentono ancora di applicare la tecnologia agli umani: mentre alcune cellule mostrano un effettivo ringiovanimento, infatti, alcuni topi hanno preso a sviluppare degli strani tumori, detti teratomi
  4. Resta però l’incognita dell'Io residente nel cervello e che contraddistingue ognuno di noi. A oggi non risulta intercambiabile o riparabile, ma è sede di quelle attività fondamentali (autoconsapevolezza, ricordi, personalità, sentimenti, coscienza, ecc. che qualcuno potrebbe identificare con l’anima, con lo spirito) che bisogna poter replicare per raggiungere la (quasi) immortalità.
    In realtà sarebbe sufficiente immagazzinare quegli elementi chimici su cui il cervello si basa, per avere la possibilità di duplicare l'Io di ogni uomo.
    Fantascienza? No. Grazie alla genomica si giungerà alla sua totale mappatura e, per merito dell’evoluzione tecnologica, anche alla nascita di una tecnica capace di estrapolare l’essenza di un essere, digitalizzarla e replicarla come si fa per un qualunque tipo di file. Al termine del processo, questa risulterà potenzialmente disponibile in più luoghi contemporaneamente.
    È notizia di fine 2019 lo stanziamento di venti milioni di dollari per un progetto di ricerca internazionale finanziato dalla fondazione Templeton World allo scopo di trovare la risposta sull'origine della coscienza, una grande sfida tra neuroscienza e fisica quantistica.
    A fine 2020 è invece apparsa la notizia che secondo una teoria di Johnjoe McFadden, professore dell’Università britannica del Surrey, pubblicata su Neuroscience of Consciousness, la coscienza si autogenererebbe dall’energia elettromagnetica sviluppata dai neuroni del cervello e con essa si formerebbe anche la capacità di sentirsi consapevoli e di pensare. Si teorizza, dunque, che la coscienza possa essere rappresentata a livello fisico. Ciò faciliterebbe lo sviluppo di un’intelligenza artificiale cosciente, con robot consapevoli di esistere e con capacità di pensare. Ne consegue altresì che la coscienza non sia collegata a una supposta immaterialità dell’anima ma sia soltanto l’esperienza dei nervi (che si collegano al campo elettromagnetico autogenerato del cervello) a guidare il cosiddetto libero arbitrio e le nostre azioni volontarie.
    Replicare digitalmente il cervello umano, con i suoi 86 miliardi di neuroni e 100mila miliardi di sinapsi è, ovviamente, un obiettivo ancora molto lontano dall’essere raggiunto e, in effetti, lo dimostra il progetto internazionale Blue Brain, grazie al quale nel 2015 si è riusciti a simulare digitalmente 30mila neuroni di un ratto (pari allo 0,15% del suo cervello), ma la strada è segnata (è anche interessante sapere che un gruppo di neuroscienziati ha scoperto che la capacità di memoria del cervello umano è pari ad almeno un milione di gigabyte, l'equivalente di circa un petabyte).
  5. L'universo quantistico si riferisce alla descrizione dell'universo basata sulla fisica quantistica, una teoria che descrive il comportamento della materia e dell'energia a livello subatomico. Secondo la fisica quantistica, le particelle subatomiche (es. elettroni, protoni, neutroni) possono esistere in più di uno stato simultaneamente, e la misurazione di una particella può influenzare lo stato di un'altra particella in modo istantaneo, anche se queste particelle si trovano a distanze molto lontane. Questo fenomeno è noto come entanglement quantistico. L'universo quantistico è quindi un universo in cui la descrizione della materia e dell'energia si basa sulla fisica quantistica, piuttosto che sulla fisica classica. Ciò implica che le leggi della fisica quantistica governano tutti gli oggetti e i sistemi, dai più piccoli ai più grandi, dagli atomi alle galassie.
    Secondo il premio Nobel Roger Penrose, fisico matematico, l'universo fisico in cui viviamo è solo una nostra percezione e una volta che i nostri corpi fisici muoiono, c’è un’infinità oltre e la coscienza, che è composta da informazioni archiviate a un livello quantistico e che qualcuno chiama anima (pare infatti che i microtubuli a base di proteine​, componenti strutturali delle cellule umane, contengono informazioni quantistiche, memorizzate a livello sub-atomico), potrebbe viaggiare verso universi paralleli, dunque nell’universo quantistico esistiamo per sempre.
    L’aldilà è una realtà infinita che è molto più grande di quella in cui questo mondo è radicato. Le nostre vite in questo piano di esistenza sono già racchiuse, circondate, dall’aldilà… Il corpo muore ma il campo quantistico spirituale continua. In questo modo siamo immortali.
    Penrose sostiene che se una persona muore temporaneamente, questa informazione quantistica viene rilasciata dai microtubuli e liberata nell’universo. Tuttavia, se resuscita, le informazioni quantistiche vengono rincanalate nei microtubuli e questo meccanismo sarebbe all’origine della esperienze di premorte
    Ecco l’immortalità e ubiquitarietà della mente.
    Avremo allora ottenuto la reincarnazione, tanto cara al buddismo e all’induismo, ma sarà stata in realtà la capacità tecnologica (e non qualche disegno divino) a trasferire l’Io in più di un corpo ininterrottamente nel tempo.

    Secondo Laszlo e Peake, autori di Mente immortale, ci sono molteplici prove che la coscienza possa esistere in assenza di un cervello vivente e presentano numerosi casi legati alle esperienze di premorte (NDE Near Death Experience), ai messaggi dall’aldilà, alla reincarnazione e alle informazioni neuro-sensoriali fornite durante stati alterati della coscienza. Le esperienze di premorte sono state fornite da soggetti con un cervello clinicamente morto (che poi ha ripreso a funzionare), a seguito di malattie gravi o danni cerebrali. Elementi comuni sono l’extracorporeità, la visione di un tunnel, l’incontro con conoscenti, l’ascesa al cielo, la ritrosia a tornare indietro, il rivedere le vite passate, l’incontro con un essere luminoso. I casi dimostrano che nel periodo in cui l’individuo è cerebralmente morto, e dunque in temporanea assenza delle funzioni cerebrali, la coscienza persista.
    In base a uno studio recente le esperienze di premorte sarebbero un meccanismo evolutivo. Questo meccanismo deriverebbe da un comportamento che alcune specie sfoderano in presenza di un predatore, la tanatosi, quando cioè un’animale si finge morto per cercare di sopravvivere. Potrebbe essere uno dei più antichi metodi messi in atto dalla vita per difendersi e questo sistema dev’essersi preservato anche negli esseri umani. La complessità del nostro cervello e l’acquisizione del linguaggio ci ha però permesso di trasformare un evento simulativo in un complesso fenomeno di percezioni che si crea in un’esperienza di premorte.
    Altri fenomeni che fanno supporre la persistenza della coscienza sono la scrittura automatica, quando cioè un’entità incorporea attraverso un medium scrive messaggi e la transcomunicazione strumentale (EVP Electronic Voices Phenomena), ovvero la comunicazione con persone morte realizzata elettronicamente.
    Quel che comunque è straordinario è l'uniformità che caratterizza le esperienze su ciò che accade quando si muore, nonostante esse provengano da luoghi, popoli ed epoche differenti.

Sembra incredibile vero? Questo porta però a conseguenze altrettanto sconvolgenti.
Individui con caratteristiche di onniscienza, immortalità e ubiquitarietà saranno diventati simili agli dèi e avranno probabilmente sviluppato anche ulteriori capacità.
Significa che saranno perfetti? Non necessariamente. Parafrasando Karl Rahner, gesuita e teologo (cattolico…), assertore dell’asintoticità di Dio, si potrebbe affermare che, tramite la scienza e la tecnologia, potremo avvicinarci sempre più alla perfezione senza mai raggiungerla, e allora? Tra qualche migliaio d'anni saremmo talmente vicini alla perfezione che questo avvicinamento senza l'eventuale raggiungimento della meta (asintoticità) non sarà importante: anche perché se fossimo perfetti non saremmo più in grado di evolverci e saremmo quindi giunti a un punto morto.

Tecnologia e immortalità
Genomica, Tecnologia e Immortalità

Dio è un alieno?

Per rispondere a questa domanda è necessario immaginare che esista vita nell’universo.

Paradosso di Fermi

Supponendo esistano civiltà evolute, il paradosso di Fermi ci mette di fronte alla domanda sul perché non ne abbiamo ancora ricevuto alcuna prova (trasmissioni radio, sonde, navi spaziali).
Per rispondere a tale paradosso c’è chi afferma che nella nostra galassia esiste una civiltà superavanzata consapevole della nostra esistenza ma che resta nascosta.
In tal senso vaste regioni delle galassie dell’universo sarebbero già colonizzate da civiltà avanzate. Una parte di queste iperciviltà sarebbe rappresentata da subciviltà primitive (inconsapevoli di esserlo o meno), tra cui la nostra.
Si può supporre che, nel nostro caso, la civiltà superiore manterrebbe degli standard etici rispettando l’evoluzione naturale, sociale, culturale terrestre dato che un contatto tra la subciviltà e l’iperciviltà potrebbe portare anche alla distruzione della prima.
Inoltre la civiltà avanzata, pur non facendosi riconoscere, potrebbe aver costruito basi sotterranee o sottomarine nei pianeti primitivi perlopiù a scopi scientifici.
Il non essere mai stati attaccati da alieni aggressivi induce a pensare che potremmo far parte di una iperciviltà non aggressiva, ma interessata a proteggere la Terra e le sue forme di vita.
La nostra scarsa civilizzazione, forse centinaia di migliaia o milioni di anni meno evoluta di altre, ci farebbe annoverare tra quelle che non possono ancora osservare in maniera intelligente l’universo.
Fortunatamente l’evoluzione biologica sul nostro pianeta suggerisce che il processo riguardante l’intelligenza vede quest’ultima sempre aumentare. Siamo sempre più ingegnosi dei nostri antenati e questi ultimi erano più intelligenti dei loro. Ne discende che civiltà molto più anziane della nostra siano anche molto più pensanti di noi.
Inoltre un’eventuale civiltà iperavanzata avrebbe un tale livello di padronanza nell’ingegneria genetica e dell’intelligenza artificiale che condurrebbe a un’accelerazione esponenziale della stessa evoluzione.

Abbandoniamo il paradosso di Fermi e, attraverso un calcolo probabilistico ma senza addentrarci nei conteggi, ipotizziamo uno scenario plausibile; i pianeti che potrebbero sviluppare, o che hanno sviluppato, una civiltà tecnologica nell’intero universo è stimabile in 100 miliardi. Se fossimo interessati solo alle civiltà contemporanee alla nostra dovremmo aspettarci un numero attorno a 10.000. Ciò rende virtualmente certa la possibilità che nel cosmo vi siano state e vi siano tuttora civiltà tecnologiche.
La luce viaggia a quasi 300.000 km/s e, a quanto ne sappiamo fino a oggi, tale velocità è la più alta fisicamente ammissibile. Nonostante questa rapidità la luce impiega millenni e più per coprire le distanze cosmiche, quindi quando vediamo la luce di una stella questa ci mostra com’era quell’oggetto n anni addietro (è dunque una sorta di macchina del tempo, ad esempio la luce del sole ci raggiunge in 8 minuti, quella della galassia più vicina, Andromeda, in 2 milioni di anni, quindi se da lì una civiltà riuscisse in questo istante a osservarci, vedrebbe la Terra di 2 milioni di anni fa, con gli ominidi…, quella delle quasar ci raggiunge addirittura in 10 miliardi di anni).
Eventuali messaggi di civiltà aliena captati dai radiotelescopi non ci metterebbero dunque in contatto diretto con loro, forse il segnale ci arriverà addirittura quando quella civiltà sarà già tramontata.
Senza superare la velocità della luce sarà dunque impossibile attraversare addirittura la stessa nostra galassia. Come si può fare?
La meccanica quantistica prevede che possa esserci un collegamento istantaneo tra due particelle che si trovano a enormi distanze, questo presuppone l’esistenza di un collegamento a una velocità superiore a quella della luce; ma pare che ciò sia possibile solo a livello di particelle, escludendo quindi almeno per ora la possibile applicazione a livello umano.
Forse potremmo sfruttare quanto teorizzato riguardo il ponte di Einstein-Rosen detto anche cunicolo spazio-temporale o wormhole, una sorta di scorciatoia da un punto dell'universo a un altro, che permetterebbe di viaggiare tra di essi più velocemente di quanto impiegherebbe la luce a percorrere la stessa distanza attraverso lo spazio normale. Questa teoria è ritenuta possibile da molti scienziati, ma ovviamente, non ancora dimostrata, almeno da noi uomini.
Con tali premesse supponiamo quindi che qualche civiltà aliena potrebbe già essersi evoluta nel modo descritto all’inizio dell’articolo; se così fosse l'epoca in cui sono esistiti una molteplicità di dèi, è già avvenuta in una o più parti del cosmo. Qui avranno vissuto esseri onniscienti, immortali e ubiquitari con inclinazioni di conquista, gli dèi cattivi (le invenzioni religiose sui demoni sono allora corrette, anche se con significato diverso), ed entità similari dediti però allo sviluppo della conoscenza, gli dèi buoni. In un tale contesto avranno certamente avuto corso scontri tra dèi.
È possibile quindi azzardare una risposta affermativa alla domanda Dio è un alieno.
Un giorno questo coacervo di divinità entrerà in crisi e subirà un collasso. Vediamo perché.
Immaginiamo di essere immortali, trascorso un certo numero di secoli o millenni, la passione per i nostri interessi si annullerà poiché non ci sarà più niente da imparare su quelle materie.
Accrescendo la quantità di tempo che ogni individuo potrà dedicare ai propri studi, si arriverà alla completa conoscenza di tutto lo scibile umano e alla fine della passione dell’uomo per ogni suo interesse.
In sostanza la conoscenza esaurirà l’amore e farà collassare il sistema.
Nell’erroneo immaginario collettivo, è Dio l’essere con vita, amore e conoscenza infinite, ma neanche Lui potrà sfuggire a questo epilogo. I credenti potrebbero spiegare la sua noncuranza verso di noi proprio con il fatto che, sapendo tutto dall’inizio dei tempi, ha esaurito l’interesse per il suo stesso Creato.

Conclusione

Partendo dai Social media e passando per le App, le Piattaforme collaborative e i Big data, abbiamo visto come, attraverso l’evoluzione tecnologica, che in questo momento storico ha il suo apice nello sviluppo dei computer quantistici e nell'intelligenza artificiale, il futuro che ci attende sia potenzialmente sconvolgente e quali incredibili ripercussioni possa avere sulle credenze religiose. E non si sta considerando che probabilmente incontreremo presto vita extraterrestre la quale, auspicabilmente, permetterà un enorme passo avanti della scienza.

Se ti interessa approfondire questi temi, ti consiglio la lettura del libro Divinità e religioni: dalla preisotria al futuro tra fede e ragione dove l’autore riflette su alcune domande fondamentali: Cosa succede dopo la morte? Chi ha creato l’universo? Com'è nata la religione? Mantenendo un approccio razionale e storico, si darà spazio anche alle altre dottrine e a ulteriori temi come ad esempio il libero arbitrio, la reincarnazione, la capacità biblica d’ispirarsi a miti precedenti, l’appropriazione cristiana di feste pagane, il diavolo (che non è quello che vuol far credere il Cristianesimo) e il Satanismo, l'immortalità dell'anima e molto altro. Un libro adatto ai credenti e ai non credenti, a chi desidera avvicinarsi a questi argomenti e anche agli adolescenti, affinché possano crescere con una mente aperta.

Versioni cartacea e digitale aggiornate a Gennaio 2022 - 230 pagine
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