Per cercare un argomento all'interno di andreapacchiarotti.it puoi utilizzare la barra di ricerca

Guida di Roma

Roma medievale

Sommario Roma Medievale

Roma nel primo Medioevo (V e VI secolo)

Nel 477 il Senato romano affermò l'inutilità di un nuovo imperatore in quanto l'impero era ben rappresentato dal sovrano bizantino Zenone residente a Costantinopoli e che Odoacre era sufficiente per garantire la stabilità. Ma nel 488 l'imperatore Zenone ordinò a Teodorico (figlio di un re ostrogoto ed educato presso la corte bizantina di Costantinopoli), di invadere l'Italia per detronizzare Odoacre.
Teodorico, pur di altra religione e cultura, rispettò Roma che così non andò in decadenza, ma fu solo ridimensionata (in realtà già lo era da tempo visto che la residenza degli imperatori fu spostata alla fine del III secolo a Milano e dal 402 a Ravenna; inoltre nel 410 il visigoto Alarico entrò nella città distruggendo numerosi monumenti, rovinosi saranno anche i danni del saccheggio vandalico del 455, la città cominciò a svuotarsi dei suoi abitanti, stime ne contano da 3 milioni a 500.000, la metà del IV secolo, fino ad arrivare a qualche decina di migliaia nel VII secolo), restando sì il fulcro, ma della realtà regionale del regno ostrogoto (in questo scenario desolante una luce, Teodorico, divenuto re degli ostrogoti, fece restaurare numerosi edifici).
Un anno dopo la morte di Teodorico divenne imperatore (527-565) sul trono di Bisanzio Giustiniano, estimatore dell'antica civiltà romana, ma mentre l'Impero d'Oriente continuò a prosperare ancora per quasi 1000 anni, in Occidente si prospettò l'inizio della guerra greco-gotica (535-553) combattuta in Italia dai bizantini di Giustiniano contro gli ostrogoti per sottrarre, con successo, la penisola al dominio germanico; l'Italia, divisa in ducati amministrati da politici corrotti e voraci, partorì un profondo odio verso i Bizantini. Roma venne ancora onorata dagli imperatori d'Oriente, ma principalmente per la presenza del papa, titolare di uno dei cinque patriarcati che formavano la Chiesa imperiale (Costantinopoli, Roma, Gerusalemme, Antiochia, Alessandria d'Egitto). In questo scenario si abbattè la discesa dei germanici Longobardi nel 568. L'urbe non venne conquistata (solo assediata nel 579 e nel 593), ma fu isolata dal resto della penisola.
Fino a tutto il V secolo proseguì l'arte romana tanto nella costruzione -basiliche di Santa Maria Maggiore e di Santa Sabina- quanto nella decorazione -mosaico di Santa Prudenziana 400 circa.
La Roma dei Cesari, ormai un lontano ricordo, dovrà attendere quella dei Papi affinché lo sviluppo urbanistico riprenda.

La Chiesa di Roma nel Medioevo

Durante il VI secolo prese piede l'usanza di seppellire i morti in città.
In questo periodo si hanno le prime avvisaglie della devoluzione del governo di Roma dall'impero alla Chiesa: durante il papato di Gregorio I Magno (590-604) si ha l'ultima menzione del prefectus urbi e le ultime testimonianze del senato romano; è lo stesso papa che, seppur in una situazione di emergenza, manutenne gli acquedotti e difese Roma contro i longobardi; è proprio con questo papa che cominciò la progressiva conversione dei Longobardi al cattolicesimo.
Nel 608 venne eretta nel Foro romano la colonna dell'imperatore Foca, ultimo monumento a esservi costruito.
Papa Onorio I (625-638) adibì la Curia romana in chiesa (Sant'Adriano al Foro), prova che il senato era estinto. In realtà fu ancora l'impero bizantino a creare le nuove istituzioni amministrative in sostituzione di quelle romane. Nel 663 vi fu l'ultima visita di un imperatore bizantino a Roma: Costante II soggiornò nel palazzo imperiale sul Palatino.
Ma ormai l'embrione di quello che sarà lo Stato Pontificio (o Stato della Chiesa) si era formato. L'origine del dominio temporale del papa su parte del territorio italiano, risale dunque al VI secolo, periodo nel quale il papato governò di fatto Roma e l'area circostante. Questo territorio nel 754 fu formalmente ceduto al papa Stefano II (III) da Pipino il Breve, primo sovrano della dinastia dei Carolingi.

Nel VII secolo vi fu grande fermento nella cristianità soggetta all'impero d'Oriente per via di questioni teologiche sulla natura di Cristo (dottrine del monofisismo, difisismo e monotelismo) e per il crescere di una nuova religione predicata da Maometto che cominciava a uscire dall'Arabia per gettarsi sulla Siria e sull'Egitto. Per tali motivi molti religiosi migrarono verso il tranquillo Occidente, tanto che già prima del 650 Roma poteva contare numerose comunità monastiche orientali e di lingua greca contrarie al monotelismo, la dottrina imperiale.
Molti papi le appoggiarono tant'è che durante il concilio celebrato a Roma nel 649, il papa Martino condannò questa dottrina e i patriarchi di Costantinopoli che la sostenevano. Nel tempo la posizione di Roma acquisì prestigio attraendo ulteriori colonie monastiche orientali, anche a causa della crisi iconoclastica nell'impero bizantino. Tra il 678 e il 752 divennero papi molti personaggi orientali, sintomo della forza greca a Roma.
Intanto gli Arabi strapparono Siria, Palestina, Egitto e Maghreb all'impero; nel 711 attraversarono lo stretto di Gibilterra e sconfissero l’ultimo re visigoto di Spagna, giungendo a controllare tutti i territori compresi tra la costa occidentale e i Pirenei. L’avanzata musulmana verso nord venne tuttavia arrestata nella battaglia di Poitiers del 732 da Carlo Martello (principe carolingio del regno franco e padre di Pipino il Breve); l'Islam e l'impero avevano entrambi un fondamento religioso e l'inevitabile conflitto assunse, almeno apparentemente, i toni di una guerra di fede.

Intanto nel 680 l'impero bizantino stipulò la pace con i longobardi ponendo fine a quasi 100 anni di guerre.
Con la Donazione di Sutri del 728 il sovrano longobardo Liutprando concesse a papa Gregorio II alcuni castelli del Ducato romano importanti per la difesa di Roma, il maggiore dei quali era quello di Sutri. Tra il 739 e il 741 a Sutri si aggiunsero: Gallese e i castra di Ameria (Amelia), Orte, Bieda (Blera), e Polimartium (Bomarzo) e ancora nel 743 re Liutprando restituì a papa Zaccaria Vetralla, Palestrina, Ninfa e Norma. Tale donazione costituirà il primo nucleo dello Stato Pontificio.

Nel corso dell'VIII secolo Roma si affrancò dall'impero d'Oriente (per la crescente disarmonia dei sudditi verso l'impero, per la rottura degli equilibri a causa della pace del 680, e per il riconoscimento di Roma come fonte di santità anche da parte dei barbari stabilitisi in Europa) divenendo sede di un potere statale esercitato dal papato senza più vincoli verso l'impero ed esteso anche alle province bizantine dell'Italia centrale (Romagna, Marche e stesso Lazio ovvero Esarcato, Pentapoli e Ducato romano) e strinse collaborazioni con il regno germanico dei Franchi. Fu proprio il re franco Pipino il Breve, sceso in Italia su richiesta del papa Stefano II (754-756), a sconfiggere Astolfo, re dei longobardi, e a donare alla Chiesa l’Esarcato di Ravenna e altri territori dell’Italia centrale ovvero il Ducato romano, l'Etruria meridionale e la Pentapoli (Rimini, Pesaro, Fano, Senigallia e Ancona), la cosiddetta Donazione di Pipino. Pipino promise inoltre protezione al papa che in cambio gli conferì il titolo di patricius romanorum.

Dopo quella (falsa) di Costantino e quella di Liutprando, ecco un'altra donazione fatta alla Chiesa.
La Donazione di Costantino (la Donatio Constantini o Constitutum Constantini è un falso della cancelleria vaticana, probabilmente della metà dell'VIII secolo, comprovato dagli umanisti Niccolò Cusano e Lorenzo Valla nel XV secolo) riportava il fondamento del potere temporale all'epoca del primo imperatore cristiano, appunto Costantino, che secondo quel testo avrebbe stabilito la supremazia del papato romano su tutti i regnanti della terra e ceduto a papa Silvestro tutte le prerogative imperiali in Occidente (in particolare il Laterano, Roma, le province d'Italia e tutto l'Occidente come riconoscimento dalla guarigione della lebbra, il tutto illustrato dagli affreschi di via dei Santi Quattro), mentre lui emigrava nella nuova capitale dell'impero, Costantinopoli, non essendo conveniente che l'imperatore terreno eserciti il suo potere dove Cristo, imperatore celeste, ha stabilito il capo della religione cristiana.
I papi se ne servirono per legittimare il potere temporale della Chiesa contro le pretese imperiali, forti del fatto che nessuno metteva in dubbio l’autenticità della donazione; Ariosto, Guicciardini e Machiavelli ravvisarono nel potere politico del papato l'origine dei mali italiani, mentre Dante criticò duramente la donazione nel canto XIX dell'Inferno (vv. 115-117)

I rapporti giuridici tra Franchi e Stato della Chiesa risultarono sbilanciati a favore dei germanici, che poterono interferire nell'elezione del pontefice; tra l'altro il papa riconobbe il diritto di successione dei figli di Pipino e proprio suo figlio, Carlo Magno, riconobbe la donazione di Pipino e divenne fondatore e imperatore nell'anno 800 del Sacro romano impero, un'entità politica e territoriale dell’Europa occidentale dissoltasi solo nel 1806 con l'ultimo imperatore Francesco II d’Asburgo. Prima dell'800 Carlo Magno, sollecitato dal papa, sconfisse e annesse i longobardi al regno dei Franchi. Con la fondazione del SRI Roma tornò capitale di un nuovo impero e prosperò un'attività di riorganizzazione e abbellimento dell'Urbe.
Carlo Magno e i successori largheggiarono in concessioni di immunità e donazioni alla Chiesa, vescovi e abati divennero grandi signori partecipando come i nobili alle assemblee regie e imperiali; in compenso i Carolingi esercitarono ingerenze nella loro nomina (come già fu fatto dai Merovingi). Nel contempo le principali famiglie cittadine compresero l'importanza di indirizzare i propri componenti verso la carriera ecclesiastica per ottenere un potere politico e così si assistette a una corsa al papato e alle maggiori cariche della chiesa (papi aristocratici e talvolta parenti: quando si dice l'infallibilità papale... Da Stefano II 752/757 per quasi tre secoli i papi saranno romani). A sua volta il papato iniziò a distribuire titoli e terre a famiglie del cui aiuto intendeva avvalersi. Passarono anni, ma il papa privilegiò comunque l'ascesa dei parenti (nepotismo) e il papato non disdegnò neanche la corruzione che prevedeva elargizioni alla chiesa per avere favori d'ogni tipo.
Nell'846 San Pietro e San Paolo vennero saccheggiate dai Saraceni, così tra l'847 e l'856 papa Leone IV eresse la cinta Leonina.
Nel 1059 l'elezione del papa venne riservata solo ai cardinali e ai vescovi. Per oltre mille anni e per 154 volte il sommo pontefice vescovo di Roma venne eletto dal popolo della città eterna riunito in assemblea con i notabili e i rappresentanti del clero. Solo dal 1059 la nomina passò nelle mani dei cardinali, ma solo dal 1274, con il decreto Ubi periculum voluto da Papa Gregoxio X, i cardinali furono costretti a riunirsi in conclave dopo la morte del pontefice e a sbrigarsi nell'eleggere il suo successore pena finire per diversi giorni chiusi in una sala (unicum conclave) a pane e acqua, anche se il più delle volte furono in realtà i sovrani a imporre i candidati ai cardinali da cui nacque il cardinale della corona, cioè il cardinale personale di ogni sovrano cattolico il quale doveva portare in conclave il veto laicale imposto dallo stesso.

Tra il 1143 e il 1145 il comune di Roma si rivoltò contro il potere pontificio, le spinte autonomistiche cittadine portarono alla renovatio Senatus, ossia al rinnovamento dell'antica istituzione del Senato in opposizione al potere del papa, delle gerarchie ecclesiastiche e delle grandi famiglie; papa Eugenio III riconobbe il comune (il cui potere venne però soppresso nel 1167 da Federico Barbarossa, riconosciuto di nuovo da papa Celestino III (1191-1198), e limitato a sole funzioni amministrative da papa Bonifacio IX nel 1398).
Alla metà del 1200 si formò un'élite potentissima di una quindicina di famiglie (barones Urbis) tra cui Orsini, Capocci, Normanni, Conti, Annibaldi, Colonna, Savelli, Romani, Caetani e altri, che di prevalenza si sposarono tra loro per non diluire il potere e si avvicendarono alla guida della città.
Nel 1300 Bonifacio VIII proclamò il primo Giubileo.
Verso il 1300 Roma si estendeva per 350/400 ettari (Bologna 400, Firenze 430/480) con 30/40.000 abitanti; nel 1363, dopo peste e terremoto, la cittadinanza si attestò sulle 20.000 unità, verso la fine del 1300, cominciò a crescere fino alle 60.000 d'inizio 1500.

Durante la cattività avignonese (da Avignone in Francia) tra il 1309 e il 1377, seguita all'arresto di Bonifacio VIII da parte di mercenari al soldo di re Filippo IV di Francia con cui il papa aveva rapporti conflittuali, sette papi furono francesi per nascita. Essi riorganizzarono l'amministrazione della Chiesa, ne svilupparono l'attività missionaria e fecero tentativi per promuovere la pace tra i sovrani in Europa. Gregorio XI, sollecitato da santa Caterina da Siena, fece rientro a Roma nel 1377 che nel frattempo aveva patito economicamente l’assenza della Curia.

Intanto all'interno del mondo baronale si assistette all'ascesa di soli due casati: Orsini (guelfi fedeli al papato) e Colonna (ghibellini fedeli all'imperatore), che diedero vita a una contesa per l'egemonia sulla città, straziandola, ma il popolo riuscì a cacciarli entrambi e nel 1312 le forze di Popolo conquistarono la guida del comune limitando lo strapotere baronale.
Nel 1332 il comune acquistò il Colosseo. Caduto in abbandono fu usato come fonte di materiali da costruzione fino al XVIII secolo. Dopo l'abbandono fu adibito nel VI secolo ad area di sepoltura e poco dopo utilizzato come castello. Tra il VI e il VII secolo fu fondata all'interno del Colosseo una cappella oggi nota come Chiesa di Santa Maria della Pietà al Colosseo. Sotto papa Leone IV fu gravemente danneggiato da un terremoto (847 circa). Nel XIII secolo fu occupato da un palazzo dei Frangipane, successivamente demolito, ma continuò a essere occupato da altre abitazioni. Il grande terremoto del 1349 provocò il collasso dell'esterno lato sud, costruito su un terreno alluvionale instabile. I blocchi di travertino furono sistematicamente asportati nel XV e XVI secolo per nuove costruzioni, il marmo della facciata e di alcune parti interne furono utilizzati per la costruzione della Basilica di San Pietro e blocchi caduti a terra furono ancora utilizzati nel 1634 per la costruzione di Palazzo Barberini e nel 1703, dopo un altro terremoto, per il porto di Ripetta. Nel 1744 papa Benedetto XIV vi fece costruire le quattordici edicole della Via Crucis, e nel 1749 dichiarò il Colosseo chiesa consacrata a Cristo e ai martiri cristiani.

Nel 1348 venne costruita la scalinata di Santa Maria in Aracoeli, come ex voto per la fine della peste dello stesso anno.
Cola di Rienzo, al secolo Nicola di Lorenzo Gabrini, divenne noto perché tentò di restaurare il comune nella città di Roma straziata dai conflitti tra papi e baroni. Fu senatore di Roma tra il 1344 e il 1354.
Nel 1355 avvenne l'ultima incoronazione imperiale a Roma con Carlo IV di Boemia.

Il Grande Scisma della Chiesa d’Occidente cominciò con l’elezione di papa Urbano VI del 1378, successore di Gregorio XI. I cardinali che lo avevano eletto, sconcertati dal suo comportamento incoerente, invalidarono l’elezione poiché avvenuta sotto la pressione dei disordini di Roma; fu designato un nuovo papa, Clemente VII. Urbano si vendicò scomunicando Clemente e creando autonomamente un collegio cardinalizio.
Clemente si stabilì allora ad Avignone e ottenne l’appoggio del re di Francia, Carlo V; da quel momento la solidarietà verso l’uno o l’altro dei due pontefici fu determinata dagli interessi politici dei singoli sovrani.
Cardinali e vescovi appartenenti a entrambi gli schieramenti si incontrarono a Pisa nel 1409, ma i loro tentativi sortirono solo la creazione di un terzo papa.
Il Concilio di Costanza (1414-1418) portò alla deposizione dei papi in conflitto e l’elezione di Martino V (1417-1431) fu universalmente riconosciuta.

Dall'avvento di Martino V si può cominciare a parlare di Rinascimento romano anche se convenzionalmente si fa coincidere la fine del Medioevo con la scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo nel 1492. Da Martino V data anche il vero effettivo dominio dei papi in Roma. Favorì molto anche i suoi parenti Colonna.